Anche quest’anno migliaia e migliaia di cittadini hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione della strage della stazione di Bologna, un evento eversivo di matrice neofascista-piduista. 85 i morti, oltre 200 i feriti. L’obiettivo dei mandanti era seminare caos per sovvertire la democrazia e instaurare un regime autoritario a guida piduista.
L’Associazione dei familiari delle vittime si è battuta per decenni per arrivare all’individuazione e alla condanna di mandanti, finanziatori, esecutori, depistatori. Grazie alla loro tenacia, agli avvocati, alla Procura Generale di Bologna e alle istituzioni pubbliche, come recita il manifesto commemorativo di quest’anno
“abbiamo la verità e abbiamo le prove”.
Non è così per la strage dell’Italicus del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di Sambro, sull’Appennino bolognese, per la quale non ci sono condanne.
12 i morti, che abbiamo ricordato oggi con la cerimonia (che tradizionalmente segue quella per la strage della stazione), nel corso della quale sono intervenuta a nome della Regione Emilia-Romagna. Una cerimonia in cui si ricorda un’altra strage: quella del Rapido 904 del 24 dicembre 1984, di matrice mafiosa, come prologo nefasto agli attentati contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e alle bombe del ’93 e ’94 .
Per Bologna la commemorazione del 2 agosto ha assunto negli anni il valore di una manifestazione antifascista, in cui riaffermare i valori della democrazia. Oggi il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha riconosciuto la matrice fascista della strage della stazione. Aspettiamo che lo faccia anche la premier Meloni.
Fare piena luce sugli ideatori delle trame eversive stragiste, sui fiancheggiatori in magistratura e i complici nei servizi segreti deviati è un’opera indispensabile per garantire solide radici alla democrazia. Per questo anch’io desidero esprimere gratitudine all’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto 1980 e ai loro avvocati per non essersi mai arresi e aver preteso la piena verità.
Per lo stesso motivo, a cinquanta anni di distanza dell’attentato dell’Italicus occorre fare piena luce sui responsabili. Zone d’ombra e omertà sono incompatibili con la buona salute della nostra democrazia