28 ANNI SENZA FALCONE E BORSELLINO
Il 23 maggio di 28 anni fa l’attentato mafioso di Capaci che uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta.
Ricordo ancora l’emozione e il dolore profondo che provai.
Un dolore che si sarebbe rinnovato meno di due mesi dopo quando, il 19 luglio, un secondo attentato dinamitardo avrebbe posto fine anche alla vita del giudice Paolo Borsellino.
Fu come perdere due familiari a me più che cari.
Indimenticabile lo sconforto del magistrato Antonino Caponnetto, l’ideatore di quello storico pool antimafia di cui avevano fatto parte, da protagonisti e innovatori dei metodi di indagine, Falcone e Borsellino.
Falcone e Borsellino: entrambi icone, registi e vittime consapevoli di quella lotta al potere mafioso che con la dinamite voleva ricattare, intimorire e costringere alla trattativa lo Stato che aveva osato combatterlo, dal primo maxi processo nell’aula bunker di Palermo di fine anni ’80 alla emanazione delle Leggi speciali per isolare leader e gregari della criminalità mafiosa incarcerati.
Divenuta Presidente del Quartiere Reno del Comune di Bologna, nel 2000 ho voluto ricordare questi due grandissimi italiani intitolando alla loro memoria la sala consiliare.
Alla cerimonia intervenne la sorella Maria Falcone.
E qualche tempo dopo, venne a portare un saluto anche la sorella Rita Borsellino.
Ancora oggi, da una parete all’interno della Sala Falcone e Borsellino, Giovanni e Paolo continuano a sorridere complici nella immortale foto del fotografo Tony Gentile.