In occasione della Giornata internazionale della #donna, ho presentato oggi un’interrogazione in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per chiedere alla Giunta regionale chiarimenti sull’osservanza del diritto ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza nelle strutture sanitarie della regione, considerando che in numerosi ospedali la percentuale di ginecologi e anestesisti obiettori di coscienza oscilla tra il 40% e il 100%. Alla Ausl di Piacenza è obiettore il 77% dei ginecologi, nella Ausl di Ferrara il 69%, nella Azienda ospedaliera universitaria di Parma il 62,5%, nelle Aou di Modena e Ferrara il 52,9 %, nella Aou di Bologna il 47,5%, nelle Ausl Romagna e Parma in media il 43%.
Alla luce di questi dati ho chiesto all’Assessore regionale alla Sanità come si intenda garantire il rispetto del diritto sancito dalla Legge 194, una storica conquista del movimento italiano per i diritti delle donne. Europa Verde ha chiesto inoltre che sia garantito alla cittadinanza l’accesso completo ai dati sulla presenza di obiettori (ginecologi, anestesisti e personale non medico) disaggregati per ogni singola azienda sanitaria, struttura ospedaliera e consultorio familiare autorizzati a svolgere l’IVG, come chiedono la campagna nazionale #datibenecomune e il gruppo di associazioni di donne in Emilia-Romagna (Casa delle donne Parma, Casa Delle Donne Ravenna, Ipazia liberedonne, Non Una Di Meno Ravenna, Mujeres Libres Bologna, Non Una Di Meno Bologna, Non Una Di Meno – Modena, Non Una Di Meno – Piacenza) che di recente ha pubblicato la mappatura “Obiezione di Coscienza in Emilia-Romagna.
L’Assessore Raffaele Donini, rispondendo alla mia interrogazione, si è impegnato a fornire i dati sugli obiettori di coscienza, dati che mi auguro quindi verranno resi accessibili a tutta la cittadinanza interessata in forma disaggregata per ogni struttura sanitaria che eroga la prestazione di interruzione volontaria di gravidanza. Per quanto riguarda la garanzia del servizio, conforta sapere, dalle parole di Donini, che finora non ci sono stati casi in cui non sia stata fornita la prestazione e che per il 90% delle richieste il tempo di attesa sia stato contenuto entro 15 giorni.
Ho ritenuto importante tornare su questo tema delicato e psicologicamente complesso in occasione della giornata internazionale della donna visto che la legge 194 è una conquista storica del movimento delle donne in Italia per garantire l’assistenza medica nelle strutture sanitarie pubbliche.
Colgo l’occasione anche per ringraziare tutte le associazioni di donne che nella nostra regione continuano a monitorare questa situazione.
Qui il testo dell’interrogazione: https://www.silviazamboni.it/wp-content/uploads/2022/03/OGPG2022007113.pdf