La tragica conta delle vittime dei bombardamenti israeliani su #Gaza non si ferma: siamo a circa 29mila bambini, donne e uomini che hanno perso la vita per la sola “colpa” di vivere nella più grande “prigione a cielo aperto” del mondo, la Striscia di Gaza, dalla quale non è possibile fuggire, se non in pochissimi casi e per motivi umanitari e di salute.
Come è successo per i bambini palestinesi arrivati il 5 febbraio all’#ospedale #Rizzoli di Bologna, tre fra 4 e 7 anni di età, il più piccolo di soli 14 mesi. Due presentavano fratture di femore, uno una frattura di tibia mentre un altro ha esiti di trauma da scoppio. Ancora troppi quelli che non possono ricevere cure adeguate negli ospedali ormai allo stremo di Gaza.
Nonostante questa strage di civili, il premier #Netanyahu non vuole parlare di negoziati e continua ad ignorare anche le pressioni dei familiari degli israeliani rapiti nelle mani di Hamas dopo l’orrendo attacco del 7 ottobre. Da quel giorno sono passati quattro mesi di bombardamenti e assalti militari: quanto deve ancora durare questa carneficina?
Qualcuno (il cantante #Ghali) in #Rai ha provato a chiamarla col suo nome: genocidio. Pronta è scattata la censura nel salotto festaiolo di Mara Venier.
Dopo quella davanti alla sede Rai di Napoli, la protesta anti-censura si è ripetuta ieri davanti ai cancelli della sede di Bologna, con migliaia di giovani palestinesi e non e di attivisti e attiviste di varie associazioni che reclamavano diritto di parola contro “il negazionismo del genocidio in corso”. Qui, però, grazie alla sensibilità del neo caporedattore Filippo Vendemmiati, hanno trovato ascolto ottenendo che venisse letta parte del loro comunicato in diretta nello studio del tg3 regionale.
Vedere con i propri occhi – come ho fatto io con un viaggio in #Palestina anni fa – come vivono i palestinesi nei campi profughi e nelle loro comunità frantumate dai check-point israeliani aiuta a comprendere che la questione israelo-palestinese non nasce il 7 ottobre 2023, ma risale al 1948, alla “#Nakba, la catastrofe, con cui si indica, nella storiografia contemporanea araba, l’esodo forzato di circa 700.000 arabi palestinesi dai territori occupati da Israele a seguito della guerra arabo-israeliana e della precedente guerra civile” (fonte: Enciclopedia Treccani).
Non capire ancora oggi che la sicurezza di Israele è tutt’uno con il riconoscimento dei diritti dei Palestinesi e con la fine del regime di apartheid nel quale Israele li costringe a vivere non può che portare a nuove catastrofi.
Cessate-il-fuoco subito a Gaza!