Il 26 settembre, alla vigilia della manifestazione internazionale indetta dal movimento Fridays For Future (FFF), ho partecipato all’iniziativa “Clim_alterati. I cambiamenti climatici, fenomeni di distruzione e distrazione. E le strategie?”, che si è svolta nello storico ex-cinema Mazzini a Forlì. Organizzato dalla società Well srl, l’incontro ha cercato di fare il punto sulla crisi climatica e sulle strategie da adottare per contrastarla.
Pierluigi Randi, vice-presidente di AMPRO – Associazione meteorologi professionisti, ha spiegato in particolare come l’aumento della temperatura porti ad un incremento dell’evaporazione delle acque di superficie, incrementandone quindi la disponibilità in atmosfera. Risultato: piogge più frequenti e più intense concentrate in un lasso di tempo ristretto. Questa combinazione di maggiori quantitativi d’acqua rovesciati in minor tempo su bacini più limitati ha modificato l’andamento delle alluvioni a cui eravamo abituati un tempo. E ha reso più difficile prevedere il verificarsi di questi fenomeni.
Parallelamente sono aumentate le ondate di calore, che il 24 giugno u.s. hanno fatto due vittime a Rimini. L’ondata di calore, è stato puntualizzato, “non è democratica: colpisce i più deboli, come cardiopatici, malati di Alzheimer, diabetici”.
Nel mio intervento “Gli alberi come nostri alleati contro i cambiamenti climatici” mi sono soffermata sul ruolo del verde urbano e delle foreste come soluzione bio-based per contrastare la crisi climatica, richiamando il World Forum on Urban Forests che nel 2018 si è tenuto a Mantova. Mentre a sud del Sahara si intende realizzare una muraglia verde di alberi lunga otto milioni di chilometri per arrestare la desertificazione, anche in Italia si moltiplicano le sollecitazioni per aumentare il patrimonio di verde pubblico del nostro paese: dall’appello dello scienziato Stefano Mancuso perchè si piantumino 60 milioni di nuovi alberi (più o meno uno per ogni abitante), al progetto del sindaco di Milano Beppe Sala di piantarne 3 milioni nella sola Milano, fino a iniziative individuali o di associazioni sollecitate anche dalla strage di sedici milioni di alberi avvenuta sulle Dolomiti nel novembre 2018 a causa dalla violenza senza precedenti della tempesta Vaia, che ha visto la velocità del vento sfiorare i 200 chilometri orari.
Tanti i meriti delle foreste urbane: dal punto di vista della mitigazione dei cambiamenti climatici, un singolo albero può sequestrare fino a 150 kg. di CO2 all’anno; per quanto riguarda l’adattamento, arrivano a ridurre la temperatura esterna dai 2 agli 8 gradi; contribuiscono al disinquinamento dell’aria che respiriamo; regolano i flussi dell’acqua piovana.; aumentano la resilienza del territorio.
In Italia, pressocchè dimenticata, è la legge 10 del 2013 a dettare le “Norme per lo sviluppo di spazi verdi urbani“, una legge di indirizzo mai finanziata.
Infine, ho ricordato l’appuntamento con i Colloqui di Dobbiaco 2019, intitolati “Che cosa sanno gli alberi? Incanto e tormento delle foreste“, in programma dal 27 al 29 settembre, dedicati ad approfondire i metodi di gestione più resilienti delle foreste, sia dopo traumi naturali come la tempesta Vaia, sia nella routine. Ma anche a evidenziare aspetti non conosciuti della vita delle piante e degli alberi, che vivono in comunità solidali, scambiando tra di loro alimenti e – tramite una sorta di rete internet sotterranea – anche informazioni.
A questo link il programma dell’iniziativa CLIM_alterati_26settembreForlì