Al momento stai visualizzando GAZA. UN DOCUFILM RACCONTA VITA NELLA PRIGIONE A CIELO APERTO ABITATA DA QUASI DUE MILIONI DI PALESTINESI

Anche l’edizione 2019 della pregevolissima manifestazione che si tiene a Bologna Terra di Tutti Film Festival ha dato spazio alla questione Palestinese, con due proiezioni.

Venerdì 11 ottobre è stato presentato il docufilm GAZA, che mette a fuoco le traversie quotidiane e le limitazioni di chi abita questa striscia di terra che si affaccia sul Mar Mediterraneo, confinante con Israele ed Egitto, lunga 25 miglia e profonda appena 6 miglia, per un totale 360 chilometri quadrati, in cui vivono 1.760.037 palestinesi (dei quali 1.240.082 rifugiati) con una densità di 4570 abitanti per chilometro quadrato.
È difficile immaginare che si possa vivere una vita normale nella Striscia di Gaza. Non a  caso è nota come la più grande prigione a cielo aperto del mondo, da cui non si esce se non per sempre, e dove ai pescatori non è consentito spingersi ad oltre 800 metri dalla costa, per cui sono costretti a pescare in un mare ormai povero di fauna ittica. Ma se solo provano a superare questo confine imposto da Israele, intervengono i mezzi marini dell’esercito israeliano.

Di Gaza sentiamo parlare nei tg ogni volta che scoppia uno scontro con Israele. Il docufilm Gaza cerca di mostrare anche gli sforzi della popolazione per vivere una “vita normale” tra un bombardamento e l’altro, tra una limitazione di movimento e la scarsità di generi di prima necessità, bloccati da una sorta di assedio permanente. Oltre alle agghiaccianti immagini dei bombardamenti ad opera dell’esercito israeliano, il docufilm Gaza presenta storie sorprendenti, inaspettate e sconosciute: da sfilate di moda, a festeggiamenti in occasione di matrimoni,  alle scuole di musica frequentate da adolescenti, attività ed eventi che testimoniano la  straordinaria resilienza e capacità di reagire alle limitazioni di movimento e alla deprimente, amara consapevolezza di non avere chance per poter vivere una vita piena e decidere liberamente del proprio futuro.

Il secondo appuntamento del festival è stato dedicato alla proiezione del film di animazione  The Tower del regista norvegese Mats Grorud. Racconta la storia di una famiglia palestinese che vive all’interno di un campo profughi a Beirut, uno dei tantissimi campi nati dopo la cosiddetta Al-Nakba (la catastrofe) del 1948 quando, a seguito della fondazione dello Stato d’Israele il 15 maggio di quell’anno, più della metà del popolazione palestinese  venne cacciata dalle proprie case ancestrali. Un evento con conseguenze che perdurano ancora oggi, settant’anni dopo, dal momento che alcuni campi profughi nati a quell’epoca esistono ancora.

La storia di  The Tower ha per protagonista Wardi, una ragazzina palestinese di undici anni, che vive nel campo profughi dove è nata. Il suo amato bisnonno Sidi è stata una delle prime persone a stabilirsi nel campo nel 1948 e conserva ancora le chiavi della casa che ha dovuto forzatamente abbandonare. Attraverso le testimonianze della sua famiglia, di generazione in generazione, Wardi ricostruisce la storia della sua gente.

Nella foto sono con Jonathan Ferramola, direttore artistico del Terra di Tutti Film Festival, mentre presento il docufilm Gaza.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.