I fondi del #MES – 37 miliardi di euro per l’Italia, a un tasso di interesse men che marginale – sono fondamentali per fronteggiare con risorse adeguate l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da coronavirus. Risorse per sostenere le infrastrutture del sistema sanitario e la ricerca, assumere medici e paramedici, rafforzare la medicina del territorio per un’assistenza tempestiva e capillare.
Il MES può anche contribuire a diminuire il divario in tema di infrastrutture sanitarie tra il Nord e il Sud del nostro paese.
Siamo all’inizio della seconda ondata di contagi, e in alcune regioni le terapie intensive sono già a rischio collasso. L’Italia ha bisogno di tutte le risorse messe a disposizione a livello europeo per fronteggiare la crisi sanitaria in atto. Rinunciare al Mes significa dover sottrarre risorse da altri capitoli di spesa del Bilancio nazionale per far fronte alla spese sanitaria, denaro che potrebbe essere invece usato per fronteggiare l’emergenza economica, l’altra faccia dell’#emergenzasanitaria.
Accedendo al Mes – il Meccanismo europeo di stabilità – l’Italia dovrebbe rimborsare meno di quanto ha preso in prestito nel caso di una scadenza a sette anni; e praticamente zero (0,08%) nel caso di una scadenza a dieci anni. Un prestito a dieci anni del Mes, ai rendimenti attuali dei titoli di Stato, farebbe dunque risparmiare all’Italia 4,8 miliardi rispetto a un prestito che l’Italia dovesse cercare sul mercato collocando titoli di Stato. Quei 4,8 miliardi sarebbero dunque un margine che questo governo o più probabilmente governi futuri potrebbero investire nella scuola, nella spesa sociale, in grandi opere o nella riduzione dell’enorme debito pubblico.
Il governo Conte rompa dunque gli indugi, superi le resistenze ideologiche dei 5stelle e non si lasci sfuggire questa opportunità che – a differenza di altri fondi europei anti-crisi come il Next Generation Eu, più conosciuto come Recovery Fund – è subito disponibile.