Il 9 aprile a Bologna, a Palazzo Comunale, si è tenuta l’iniziativa “La città desiderabile”, dedicata a un confronto con le politiche ambientali delle capitali verdi d’Europa. Pubblico di seguito il mio articolo uscito sulle pagine di cronaca di Bologna dell’Unità.
Stoccolma, Amburgo, Vitoria-Gasteiz e Nantes sono le prime quattro Capitali Verdi d’Europa nominate dalla Commissione Europea per gli anni dal 2010 al 2012. Le ritroviamo come co-protagoniste dell’incontro “Ambiente e Green Economy. La città desiderabile” promosso dall’Associazione Ecologisti Democratici e dal partito democratico, in programma stamattina (9.30-13.00) in Cappella Farnese, a Palazzo d’Accursio, a Bologna.
Quando Stoccolma fu incoronata capitale Verde nel 2010, rispetto al 1990 aveva già ridotto del 25% le emissioni di anidride carbonica (il più diffuso gas di serra), con l’obiettivo ambizioso di eliminare l’uso dei combustibili fossili al 2050. Ad Amburgo le 25 maggiori imprese del settore delle rinnovabili occupano, da sole, quasi 4000 dipendenti, mentre 2000 imprese hanno aderito ai programmi di partenariato con l’amministrazione comunale per lo sviluppo dell’economia sostenibile.
Il legame tra qualità urbana e politiche ambientali globali per contrastare i cambiamenti climatici è inscindibile: quattro cittadini europei su cinque vivono in città, per cui l’apporto delle amministrazioni locali è decisivo per contrastare i cambiamenti climatici. D’altro canto, le politiche per il clima (nel settore dell’energia, dei trasporti, della raccolta dei rifiuti, del verde pubblico, per esempio) fanno bene alle città perchè migliorano la qualità dell’ambiente a beneficio della nostra salute.
E’ assodato che la green economy porti vantaggi sia ambientali in termini di riduzione delle emissioni climalteranti e di uso delle risorse naturali, sia occupazionali: secondo stime del Politecnico di Milano, il solo settore del fotovoltaico in Italia conta 1000 aziende, 20mila posti di lavoro diretti, 120mila indiretti (stima di Asso energie Future), per un volume d’affari nel 2010 di 14 miliardi. L’unico a non rendersene conto è il governo Berlusconi che, con il decreto Romani che taglia gli incentivi, minaccia l’affossamento del settore delle rinnovabili. In Germania, al contrario, il governo si è dato l’obiettivo di coprire, al 2050, l’80% dei consumi finali elettrici con le rinnovabili, per cui, di fronte alla prospettiva di installare 4-6mila MW di fotovoltaico all’anno dal 2020 in poi, gli imprenditori hanno proposto di mantenere gli incentivi fino al 2017, ritenendo in seguito di potersi reggere da soli sul mercato.
Di tutto questo parleremo stamattina al convegno, le cui emissioni associate di anidride carbonica, grazie all’accordo con AzzeroCO2, sono state compensate con l’adesione al progetto di teleriscaldamento a biomassa (scarti di segherie e manutenzione forestale) in Valtellina, che fornisce elettricità e calore in cogenerazione a circa 400 utenti, senza fare uso di gasolio.