Bologna, 01/02/2021 – Il bacino padano è il grande malato d’Europa. Lo confermano i dati sulle morti premature causate dall’inquinamento atmosferico pubblicati un paio di giorni fa da The Lancet Planetary Health che ha ripreso i risultati della ricerca congiunta condotta dall’Università di Utrecht, dal Global Health Institute di Barcellona e dal Tropical and Public Health Institute svizzero: per mortalità da polveri sottili PM2,5 Brescia e Bergamo sono rispettivamente prima e seconda tra le quasi mille città prese in esame. In Veneto la città maglia nera per decessi prematuri da polveri sottili è Vicenza, mentre Torino e Milano sono al terzo e quinto posto per mortalità da biossido di azoto. Ai primi trenta posti della gradua-toria complessiva per decessi prematuri da inquinamento atmosferico troviamo Verona all’11° posto, Mi-lano al 13°, Treviso al 14°, Padova al 15°, Como al 17°, Cremona al 18°, Busto Arsizio al 19°, Pavia al 21°, Novara al 22°, Venezia al 23°, Pordenone al 24°, Piacenza al 25° e Ferrara al 26°. In Emilia-Romagna, in-sieme a Piacenza e Ferrara ci sono altre otto città nella top100 delle più inquinate d’Europa: Carpi al 33° posto, Parma al 38°, Modena al 50°, Sassuolo al 60°, Reggio al 61°, Bologna al 73°, Forlì all’82° e Ravenna all’89° posto.
Siamo con tutta evidenza di fronte ad un’emergenza sanitaria oltre che ambientale. E i numeri spaventosi dei danni provocati dall’inquinamento ci dicono che il risanamento del bacino padano – l’area più inqui-nata d’Europa, dove vivono oltre 22 milioni di persone – va affrontata come prioritaria questione nazio-nale, una sorta di “Ilva di area vasta”.
Ma di questa emergenza nel Piano di ripresa e resilienza (PNRR) approvato dal governo il 12 gennaio, pochi giorni prima delle dimissioni di Conte, non c’è invece traccia. Manca proprio la misura dedicata al risanamento della qualità dell’aria. Eppure sono ben dieci le regioni italiane che sono state condannate dalla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto delle soglie limite di inquinanti atmosferici, in particolare quelle relative alle polveri sottili PM10. Si tratta di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Ro-magna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia. A carico di queste la Corte di giustizia europea ha stabilito che tra il 2008 e il 2017, l’Italia ha violato in maniera sistematica e continuata i valori limite posti dall’UE sull’inquinamento dell’aria e che non ha adottato misure adeguate per la riduzione delle polveri sottili. Polveri che nel nostro Paese, secondo il Rapporto 2019 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente 2019 (EEA), costano ogni anno la vita ad almeno 60 mila persone. Una strage non lontana dai dati che registriamo in questi mesi per la pandemia corona virus, a conferma del prezzo salatissimo che paghiamo per i mancati interventi strutturali di protezione della salute dei cittadini.
Per uscire da questa emergenza c’è un solo modo: bisogna investire in tutti i settori di emissione dei gas che avvelenano l’aria che respiriamo, dalla mobilità motorizzata ai mega allevamenti intensivi; dalla pro-duzione e impiego di energia da fonti non rinnovabili agli impianti di riscaldamento ad alte emissioni, per
fare solo alcuni esempi. Occorrono quindi risorse per lo sviluppo della mobilità elettrica, delle fonti rin-novabili, dell’economia circolare; per la sostituzione delle caldaie alimentate da fossili con pompe di ca-lore; per l’isolamento termico di case ed uffici; per la diffusione dei metodi di agricoltura climate smart.
Per farlo abbiamo davanti a noi un’opportunità irripetibile: gli oltre 223 miliardi di euro del Next Genera-tion EU, una straordinaria disponibilità di risorse che “per statuto” guarda alla transizione ecologica. Ma non solo il Piano nazionale di ripresa e resilienza tra le destinazioni di quote-parte del Recovery Fund non prevede né un piano per la qualità dell’aria né un piano di risanamento ambientale specifico del bacino padano: il PNRR non rispetta nemmeno la prescrizione dettata dalla Commissione europea di destinare il 37% dei fondi ad obiettivi green poiché si ferma al 31%. Tradotto in denaro questo meno 6% fa oltre 13 miliardi di euro.
Per questo come Verdi raccogliamo l’appello di oltre una decina di associazioni ambientaliste che chie-dono più fondi per la tutela di ambiente e biodiversità. E come Verdi del bacino padano chiediamo al governo che verrà – si spera al più presto, per non perdere il Recovery Fund – di rivedere con urgenza il PNRR e di stanziare risorse adeguate a questo piano antismog, associandole a target misurabili e verifica-bili di riduzione dei gas inquinanti. Sarebbe un modo per contribuire anche alla lotta contro l’emergenza climatica, visto che le fonti dello smog sono le stesse dei gas serra che fanno aumentare la febbre del pianeta all’origine dei cambiamenti climatici.
Senza mettere in campo risorse adeguate, la tanto sbandierata sostenibilità ambientale rischia di rima-nere solo il proverbiale specchietto per allodole.
Silvia Zamboni, capogruppo Europa Verde e Vice Presidente Assemblea Legislativa Regione Emilia-Roma-gna
Paolo Galletti, coportavoce regionale Federazione Verdi Emilia-Romagna
Cristina Ganini, coportavoce regionale Federazione Verdi Lombardia
Aldo Guastafierro, coportavoce regionale Federazione Verdi Lombardia
Cristina Guarda, capogruppo Europa Verde Regione Veneto,
Luana Zanella, commissaria straordinaria Verdi Veneto
Tiziana Mossa, coportavoce regionale Federazione Verdi Piemonte