Cominciamo dai dati socioeconomici che sono usciti in queste ultime settimane: dipingono una situazione drammatica per le donne in Italia, in tutti gli ambiti che le riguardano da vicino. Durante la pandemia è aumentato il numero di #femminicidi, sono aumentati i casi di violenza domestica, è aumentato il carico di lavoro non retribuito nella cura dei bambini e nell’assistenza agli anziani, è aumentata la disoccupazione femminile, ed è aumentato il gender pay gap, ovvero la minore retribuzione delle donne a parità di mansione svolta dagli uomini.
Anche la rappresentanza politica ha visto le donne arretrare: il neo governo istituzionale guidato da Mario Draghi ha solo 9 donne – la maggior parte senza portafoglio – su 23 ministri.
Un quadro desolante che si spiega con l’arretratezza politica e culturale delle nostre istituzioni e della nostra società nel prendere seriamente coscienza delle diseguaglianze e degli stereotipi di genere per affrontarli e risolverli una buona volta.
La belle parole della “retorica della domenica” una volta all’anno non bastano. Ci vogliono fatti.
Per questo ho posto all’attenzione della giunta e dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna il tema della valutazione di impatto di genere. Servirebbe a valutare preventivamente le ricadute sulle cittadine e i cittadini di ogni provvedimento e ogni investimento deliberato. Uno strumento a supporto, quindi, della rimozione delle disparità di genere che ancora oggi pesano sulle donne a dispetto del loro valore, delle loro competenze e del loro diritto a non essere lasciate indietro solo perché donne.