Oggi sono intervenuta in Commissione Scuola, Formazione, Lavoro, nel corso della discussione sulla Relazione annuale 2020 delle attività svolte dall’Agenzia regionale per il lavoro.
In Italia, e anche in Emilia-Romagna, il 2020 è stato un anno in cui si è fatto un grande ricorso agli ammortizzatori sociali, quindi alle politiche passive per il lavoro. Purtroppo, però, non si è riusciti a tutelare i lavoratori e le lavoratrici precari, gli stagionali e quelli a contratto a tempo determinato, ossia principalmente i giovani e le donne. In quanto forza lavoro prevalente occupata nei settori dei servizi e del lavoro di cura, le donne sono state anche penalizzate da una maggiore esposizione al contagio pandemico.
Da questo anno contrassegnato dall’epidemia Covid-19 dobbiamo trarre una lezione che ci serva per il futuro: imparare a combattere non solo la disoccupazione dilagante ma anche l’inoccupazione, sostenendo le persone che hanno perso fiducia, che si sono ritirate dal mercato del lavoro e che non ricercano più un’occupazione. Questo fenomeno non genera solo malessere economico e sociale individuale, ma provoca un impoverimento di tutta la società.
Per invertire questo trend bisogna cambiare il modello di funzionamento dei centri per l’impiego: non possono più limitarsi ad attendere l’utente, devono andarselo a cercare, convocarlo per offrirgli opportunità di formazione e di occupazione. Questo vale a maggior ragione per l’utenza più fragile: i disoccupati di lunga durata, i NEET, gli scoraggiati, i cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro, chi ha una bassa scolarizzazione, i malati cronici (tra cui gli oncologici).
Per questo noi Verdi – Europa Verde Emilia-Romagna insistiamo sulla necessità di investire nella formazione di nuove competenze. Siamo nel pieno della rivoluzione digitale, ma le competenze in questo settore, soprattutto tra le donne, non sono ancora diffuse come sarebbe necessario. Quindi non c’è da affrontare solo la questione del miglioramento dell’infrastrutturazione tecnologica e dell’accesso alla rete in tutto il territorio regionale, ma anche quello della formazione digitale diffusa. La digitalizzazione è una delle architravi del programma di mandato della Giunta regionale e del Patto per il lavoro e il clima: va accompagnata da programmi di formazione delle lavoratrici e dei lavoratori se vogliamo che possa penetrare il nostro sistema produttivo.
Chiediamo quindi di investire di più per potenziare la formazione professionale, rafforzando la messa in rete e la collabiraziobe tra i soggetti coinvolti in questo ambito, dall’Agenzia regionale per il lavoro, ai centri per l’impiego, gli enti di formazione, le scuole e le università.
Infine, sempre in ottica di sostegno alla riqualificazione professionale, ritengo che sarebbe utile istituire, come ha fatto la Francia, il cosiddetto diritto al bilancio di competenze per l’accesso alla formazione professionale continua.