Al momento stai visualizzando STOP A SGOMBERI FORZATI. STOP ALLA OCCUPAZIONE ISRAELIANA IN PALESTINA
AGGIORNAMENTO alle ore 20 dell’11 maggio:
Eravamo stati facili profeti ieri (vedi post sotto): sono salite a 26 le vittime dei bombardamenti israeliani su Gaza, tra cui 9 bambini. E puntualmente sono ripartiti, per ritorsione, i razzi di Hamas su Tel Aviv dalla Striscia di Gaza, nota come la più grande prigionia a cielo aperto del mondo.
Da anni seguo con preoccupazione e solidarietà la causa del popolo palestinese. Una vicinanza che il viaggio fatto con Assopace Palestina ha approfondito e cementato grazie agli incontri che feci con i gruppi civici locali di resistenza nonviolenta e le visite nei campi profughi.
Per capire cosa significhi oggi vivere da palestinese in Cisgiordania, bisogna vedere con i propri occhi come funziona il regime di apartheid che, falliti gli accordi di Oslo, lo Stato israeliano ha imposto, restringendo giorno per giorno gli spazi di libertà, movimento e diritto dei palestinesi a vivere nelle proprie case.
E quanto sta accadendo in questi giorni a #Gerusalemme non può che alimentare dolore, solidarietà e timori per un escalation di violenza che porterà nuovi lutti da ambo le parti, senza portare giustizia.
Come testimoniato da diverse organizzazioni umanitarie, nei giorni scorsi le forze di polizia israeliane hanno fatto irruzione sulla spianata delle moschee a Gerusalemme, caricando le decine di migliaia di palestinesi che, alla fine del digiuno del Ramadan, si erano riuniti per protestare pacificamente contro il piano israeliano di sgomberare famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di #SheikhJarrah, a Gerusalemme est, con l’obiettivo di ripopolarlo con famiglie ebree ortodosse.
Contro i manifestanti la polizia israeliana ha usato lacrimogeni, sound bomb e proiettili di gomma esplosi ad altezza uomo. Il bilancio di sangue parla di circa 278 feriti; decine gli arrestati.
Una prova di forza inaccettabile, tanto più che la moschea di Al Aqsa è considerata la seconda meta di pellegrinaggio più importante per i fedeli musulmani e il simbolo della causa palestinese.
L’Unicef riporta che negli ultimi due giorni a Gerusalemme Est sono stati feriti anche ventinove bambini palestinesi e che militari israeliani hanno impedito alle ambulanze con i feriti a bordo di raggiungere gli ospedali.
Oggi, in risposta a razzi sparati da Hamas dalla Striscia di Gaza verso Gerusalemme che non hanno causato vittime, l’aviazione israeliana ha bombardato Gaza, uccidendo anche dei bambini, che sicuramente non avevano alcuna colpa.
L’Onu ieri ha intimato ad Israele di bloccare gli sgomberi forzati delle famiglie palestinesi, avvertendo che questi atti potrebbero essere ritenuti “crimini di guerra”. Basterà per fermare il premier Benjamin Netanyahu? Purtroppo, come succede da decenni, le condanne della comunità internazionale, quando pur tardivamente arrivano, non incidono concretamente per frenare la ripresa delle violenze nei confronti dei cittadini palestinesi e per bloccare l’occupazione delle loro terre tramite il moltiplicarsi degli insediamenti illegali israeliani. Né è da escludere che Netanyahu, che non è riuscito a comporre il nuovo governo entro la scadenza del 4 maggio e ha così dovuto rimettere il mandato, utilizzi la ripresa delle violenze a danno dei palestinesi per mettere in secondo piano i suoi problemi politici e cercare di acquisire consensi.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.