Al momento stai visualizzando Clima e emissioni, la Cop26 ci riguarda! A Glasgow è in gioco il nostro destino
 Siamo abituati all’abuso dell’aggettivo epocale. Ma stavolta ci sta: dal G20 alla Conferenza mondiale del Clima a Glasgow in questi giorni ci giochiamo la possibilità del nostro futuro sul Pianeta. Due occasioni per prendere decisioni epocali, e non per mezze misure ed ennesimi rinvii.
A Glasgow il sipario della Cop26, la 26° Conferenza delle Nazioni. Unite sui #
cambiamenti climatici, si apre lunedì. Tutti, quantomeno scienziati, ambientalisti e le migliaia di ragazzi della Generazione Greta, sono concordi nel sottolineare l’importanza dell’evento. Viviamo una situazione estrema e inedita: non invertire la rotta del cambiamento climatico sarebbe pura follia.
Gli uragani e il boom di eventi meteo estremi, i lunghi periodi di siccità che mettono in ginocchio la produzione agricola, anche in Italia, sono campanelli d’allarme che stanno suonando troppo spesso. È il momento di agire e con decisione, accelerando la transizione ecologica, abbandonando le fonti fossili e creando un nuovo modello di sviluppo economico e sociale improntato alla giustizia climatica, economica e sociale.
Eppure, le premesse della Conferenza sul clima non ispirano ottimismo: l’assenza del premier cinese e di Vladimir Putin dal G20 a Roma (partecipano da remoto) è un segnale pessimo.
I cosiddetti grandi inquinatori (Cina, Russia e India) vorrebbero uno slittamento del termine, fissato al 2050, per il raggiungimento della neutralità carbonica e c’è il rischio concreto a Glasgow di un accordo blando, che lasci mano libera agli Stati che già non hanno brillato in questi anni sulla tabella di marcia fissata nella Cop21 di Parigi. L’Italia, in particolare, né in passato né con l’attuale ministro alla “finzione” ecologica Roberto Cingolani si è mossa all’altezza della gravità della situazione. Basti pensare al colosso energetico Eni che al 2030 si è dato come obiettivo la riduzione di appena il 25% delle emissioni di CO2, disattendendo il target UE, ormai di legge, che è meno 55%. Il premier Mario Draghi nelle dichiarazioni sembra aver compreso la gravità della situazione.
L’agenda delle cose da fare è lunga ed è nota, ma quello che colpisce è lo scollamento tra una società civile sempre più sensibile alla sostenibilità ambientale e una classe politica più attenta alle esigenze del mondo economico e a perpetuare modelli che favoriscono le solite lobby. Non basta blandire i Fridays For Future Italia nelle piazze se poi i comportamenti non sono conseguenti.
EuropaVerde chiede scelte nette e vincolanti, ed è impegnata per questo a tutti i livelli istituzionali in cui è presente.
La transizione energetica per superare l’uso delle fonti fossili riguarda tutti noi. Diversamente faremo la fine dei dinosauri. Come rappresenta bene il video che sta diventando virale sul web.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.