Al momento stai visualizzando NO NUCLEARE E METANO TRA LE FONTI GREEN, SÌ ALLA TRANSIZIONE CON LE VERE RINNOVABILI

La proposta della Commissione UE di inserire nucleare e gas metano nella tassonomia verde, cioè di certificarli come fonti green aprendo così l’accesso ai fondi europei destinati a investimenti ambientalmente sostenibili, sta giustamente suscitando forte opposizione in tutta Europa. Sarebbe a incompatibile con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni nette al 2050 e di tutelare l’ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini. Una scelta del genere, inoltre, rischierebbe di compromettere sui mercati finanziari internazionali la credibilità della attuale tassonomia istituita per creare un gold standard per gli investimenti sostenibili.
Per queste ragioni oggi ho depositato una risoluzione in cui chiedo alla Giunta regionale di intervenire sul governo per opporsi alla proposta della Commissione UE. Nella risoluzione evidenzio la diseconomicità dell’investimento sul nucleare il cui costo del kwh è incomparabilmente più alto di quello del solare fotovoltaico e dell’eolico. Inoltre, restano irrisolti il problema del confinamento in sicurezza delle scorie altamente radioattive e quello delle emissioni di radioattività anche in fase di esercizio di routine.
Come insegna Enel, che nel programma industriale prevede di azzerare le emissioni di gas serra al 2040 (anziché al 2050) la strada da battere oggi è quella delle rinnovabili: per accelerare il processo di decarbonizzazione e per contrastare la volatilità dei prezzi di petrolio e gas metano. A tal fine da qui al 2030 Enel prevede di investire circa 210 miliardi (160 propri e 50 da parte di altri soggetti), investimenti che andranno nelle reti elettriche, essenziali per la progressiva elettrificazione dei consumi, e nelle rinnovabili, indispensabili per la progressiva decarbonizzazione dell’elettricità.
Con un aumento del 470% del suo costo, il gas metano oggi è il principale responsabile dell’incremento delle bollette e dell’inflazione che sta colpendo il nostro Paese. Una situazione che comporta rilevanti profitti per imprese come Eni ma un inaccettabile aggravamento del carovita per imprese e cittadini, e che incoraggia i big delle fonti fossili a perseguire una rendita di posizione sugli idrocarburi.
Invece di assecondare gli interessi della Francia nucleare e delle lobby dei fossili si dovrebbe seguire l’esempio della Germania che chiuderà entro quest’anno le ultime centrali nucleari in funzione. Ma non bastano i “no” al nucleare e al gas: ci vogliono anche i “sì” ad una transizione energetica più veloce.

Per non essere in balia delle fluttuazioni del costo del metano bisogna puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. Per questo nella risoluzione chiedo alla Regione di intervenire sul Governo perchè riveda gli obiettivi energia/clima al 2030 del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) adeguandoli a quelli UE; perché non impieghi risorse pubbliche destinate alle rinnovabili per fare fronte al “caro bollette”; e perché riduca gradualmente i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), che lo Stato versa ogni anno ai privati nella misura di circa 20 miliardi anche in relazione all’impiego di fonti fossili. Infine, chiedo che sia affrontata la questione dell’ex centrale nucleare di Caorso, in provincia di Piacenza: il governo si deve impegnare per la messa in sicurezza dell’impianto e per la localizzazione di un deposito sicuro per le scorie altamente radioattive.

Link alla risoluzione: https://bit.ly/3510Qro

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.