Al momento stai visualizzando SMOG, EMILIA-ROMAGNA MAGLIA NERA: TROPPI MORTI PREMATURI, NESSUN PIANO DI RISANAMENTO

L’Emilia-Romagna è maglia nera per lo smog. Nove città della regione sono tra le prime cento più inquinate d’Europa. Secondo i dati elaborati dall’Università di Utrecht, insieme al Global Health Institute di Barcellona e al Tropical and Public Health Institute svizzero, la maglia nera in regione va a Piacenza , che si trova al 25esimo posto, seguita da Ferrara (26), Carpi (33), Parma (38), Modena (50), Sassuolo (60), Bologna (73), Forlì (82) e Ravenna (89). Lo studio stima che le morti premature causate dallo smog siano, in Emilia-Romagna, oltre 1500 in un anno.Il dato sull’inquinamento trova conferma  nel nuovo report “Mal’aria di città” realizzato da Legambiente nell’ambito della campagna Clean Cities. Tutti i 102 capoluoghi analizzati sono oltre i limiti di legge.  In Emilia-Romagna, sottolinea Legambiente, “nessuna provincia rispetta i limiti di legge di tutti e tre gli inquinanti più critici (Pm10, Pm2,5 e biossido di azoto)”.

Sono 17 le città italiane con i valori più alti di polveri sottili, pari a più del doppio delle soglie di legge. Fra queste c’è Modena, che nel 2021 ha registrato una media annuale di Pm10 pari a 31 microgrammi per metrocubo (il limite è 15). Per le polveri ultrafini (Pm2,5) sono 11 le città più inquinate che presentano valori oltre quattro volte quelli Oms. Fra loro c’è Piacenza, con una media annuale di 21 microgrammi (il limite è cinque). Infine, sono 13 le città più inquinate da biossido di azoto con valori tre volte superiori rispetto ai limiti. In questo gruppo ritroviamo Modena, con 30 microgrammi (il massimo è 10). Sono i dati allarmanti registrati del 2021. E nei primi giorni del 2022 la situazione è addirittura peggiorata, con la lunga serie di giornate caratterizzate dall’allarme smog.

Eppure, di fronte di questa drammatica situazione che si ripresenta puntualmente ad ogni inverno, in Emilia-Romagna si continua a progettare e a finanziare nuove autostrade. Il “No” di Europa Verde al Passante autostradale di Bologna e al Piano regionale integrato dei trasporti, che faranno aumentare il trasporto su gomma, una delle principali fonti di inquinamento, non è per nulla ideologico. È una posizione che tiene conto della salute pubblica e della qualità dell’aria che respiriamo. Bisogna spostare il trasporto delle merci su ferro, convertire le flotte dei mezzi pubblici all’elettrico e  rendere competitivo il trasporto pubblico rispetto a quello privato. Bisogna riqualificare in senso energetico gli impianti di riscaldamento e intervenire in maniera incisiva per ridurre gli spargimenti dei reflui degli allevamenti che contengono ammoniaca, un precursore delle polveri sottili. E bisogna intervenire nel comparto industriale per emissioni inquinanti.

Sarebbe il minimo per avviare un processo di risanamento dell’aria in tutta l’area padana, da decenni in cima alla classifica dei territori più inquinati d’Europa.

Una priorità che purtroppo è assente dall’agenda del governo Draghi, che nel Pnrr non ha previsto il finanziamenro di un piano di risanamento ambientale del Bacino Padano. Mentre è ancora aperta la procedura europea di infrazione per lo sforamento continuo dei limiti di concentrazione delle polveri sottili, una condanna che potrebbe costare molto cara se non rientreremo nelle soglie di legge.

Tutto ciò avviene mentre le società autostradali private continuano ad incassare miliardi grazie ai pedaggi, senza versarne una percentuale come contributo al risanamento dell’aria e alla copertura delle spese sanitarie legate alla cura di malattie indotte dall’inquinamento atmosferico. Un’ulteriore conferma di quali siano gli interessi che contano nel nostro Paese.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.