Continuiamo, imperterriti, a consumare suolo. Come se non fosse acclarato che il suolo è un grande alleato nella lotta ai #cambiamenticlimatici; una cassaforte che custodisce la biodiversità; un laboratorio naturale che filtra e purifica l’acqua che ricarica le falde; un caveau che ospita miliardi di microrganismi, autentici bioreattori che danno vita al sottosuolo; un immenso magazzino della C02 sequestrata che non finisce in atmosfera; un agente di mitigazione degli effetti del climate change grazie a piante ed alberi; la piattaforma dove si produce quello che finisce sulle nostre tavole e che nutre la fauna. In altre parole, una risorsa che andrebbe tutelata come Patrimonio dell’Umanità e desigilizzata dal cemento e dall’asfalto in eccesso già presente che impediscono assorbimento e filtraggio della sempre più scarsa acqua piovana.
Al contrario, solo nello scorso anno (Fonte: Rapporto Ispra) sono stati consumati 70 chilometri quadri di suolo vergine, contro i 55 del 2019 che corrispondono alla superficie occupata dalla città di Bologna.
Sulla tutela del suolo c’è da anni grande dibattito ma poche azioni conseguenti: da 10 anni giace in Parlamento, in attesa di approvazione, una legge per la tutela del suolo.
L’Emilia-Romagna, nonostante la legge urbanistica regionale su zero consumo di suolo, è la terza regione italiana per maggiore consumo (658 ettari), dopo Lombardia e Veneto. Come #Verdi abbiamo sempre criticato le maglie troppo larghe di quella legge, che andrebbe rivista. Allo stesso tempo sono intervenuta più volte in Assemblea Legislativa Emilia-Romagna, con interrogazioni e proposte, per una maggiore regolamentazione e coordinamento dello sviluppo di nuovi poli logistici, oggi tra i principali responsabili del consumo di suolo insieme alle nuove corsie autostradali.
Europa Verde, per la tutela del suolo vergine, ritiene indispensabile attivare un coordinamento regionale senza lasciare ai singoli comuni la potestà di decidere sulle autorizzazioni dei poli logistici: non se ne possono avere uno sotto ogni campanile, sia per il consumo di suolo, sia perchè alimentano l’incremento del trasporto di merci su gomma, producendo oltre tutto occupazione precaria e mal pagata.
In questo contesto così preoccupante dobbiamo però registrare anche una buona notizia relativa ad una storica battaglia dei Verdi che era entrata anche nell’accordo programmatico con il candidato sindaco Matteo Lepore. Si tratta della decisione della Città Metropolitana di Bologna di archiviare definitivamente il polo logistico di Altedo, un progetto che avrebbe portato alla distruzione delle ultime risaie storiche del bolognese e di decine di ettari di suolo vergine (730 mila metri quadri l’area interessata). Un esito che auspichiamo anche per il progetto del nuovo polo logistico sull’ex area Sos Beghelli, in Valsamoggia: si tratta di 91 mila metri quadri all’interno di un’area di 190 mila metri quadri in larga misura ad uso agricolo. Un’operazione che sa tanto di essere ispirata da finalità finaziarie-speculative immobiliari prima ancora che produttive.