Mentre crolla la fiducia nelle banche, cresce in Italia la fetta di mercato del social lending, il prestito tra individui senza intermediazione bancaria che avviene tramite piattaforme online specializzate. Una declinazione della sharing economy che, soprattutto nei paesi anglosassoni, ha raggiunto dimensioni economiche di indubbio interesse.
A guadagnarci col social lending sono sia i prestatori-investitori, sia i debitori, come scrivo nell’articolo “Quando il prestito è social”, uscito sul numero 11 di luglio/agosto 2016 della rivista Materia Rinnovabile/Renewable Matter pubblicata da Edizioni Ambiente
QUANDO IL PRESTITO E’ SOCIAL
Alzi la mano chi è sorpreso del fatto che la fiducia degli italiani nel sistema bancario sia ai minimi storici, franata dal 30% incassato nel 2005 al 10% di fine 2015. Un primato negativo che, stando al sondaggio condotto nel dicembre scorso da Demopolis, le banche contendono solo ai partiti, apprezzati da appena il 4% degli italiani.
Meno scontato che – in tempi in cui la ripresa economica mostra percentuali da prefisso telefonico – cresca invece a doppia cifra la domanda di credito al dettaglio. Lo evidenziano i risultati dell’“Osservatorio sul credito al dettaglio”, curato da Assofin (l’associazione dei principali operatori bancari e finanziari del credito al consumo e immobiliare), Crif e Prometeia (…).
È all’interno di questa forbice, tra crollo della reputazione degli istituti bancari da un lato e crescente domanda di credito al consumo dall’altro, che anche in Italia si potrebbero aprire nuove opportunità per il social lending, il prestito sociale tra persone, conosciuto anche come peer-to-peer o P2P lending(prestito tra pari), lend-to-save (prestito a fini di risparmio), e crowd-lending ecredit crowdfunding (raccolta di fondi finalizzata al credito personale). E chissà se le turbolenze post-Brexit contribuiranno ad abbassare ulteriormente l’appetibilità degli investimenti nei circuiti bancari tradizionali.
Completamente digitalizzato e gestito su piattaforme web, il social lending è una promettente declinazione della sharing economy nata nei paesi di lingua anglosassone per far incontrare online le esigenze di chi ha bisogno di un prestito personale con quelle di singoli prestatori privati in cerca di forme d’investimento trasparenti e più appetibili per rendimento rispetto a conti di deposito bancari, Btp e obbligazioni. Il rapporto richiedente-prestatore regolato solo online e la conseguente eliminazione dell’intermediazione bancaria – e dei relativi costi – sono i due tratti distintivi del social lending.
Leggi l’articolo:
http://www.renewablematter.eu/it/art/237/Quando_il_prestito_e_social
Read in English:
http://www.renewablematter.eu/en/art/619/When_Loans_Go_Social