Ci sono anche buone notizie in mezzo alle cupezze odierne. E la vittoria elettorale di Luiz Inacio Lula sull’uscente Presidente del Brasile Jair Bolsonaro è senza dubbio un’ottima notizia. Si potrà discutere sulle alleanze spurie a cui è ricorso Lula per imporsi, di stretta misura, al ballottaggio.
Ma la notizia oggi è la sconfitta di Bolsonaro, che chiude il mandato presidenziale lasciandosi alle spalle la devastazione di 3,7 milioni di ettari di Amazzonia, la foresta pluviale più grande al mondo che custodisce da sola il 70% di TUTTA la biodiversità mondiale. Un polmone strategico per gli equilibri ecosistemici del Pianeta che, a causa degli incendi e della deforestazione selvaggia e dell’aumento di temperatura e umidità, secondo uno studio scientifico del 2021sostenuto dal National Geographic, oggi sequestra meno CO2 equivalente dei gas serra che emette in atmosfera.
Ex capitano dell’esercito brasiliano, dichiaratamente di destra, amico di Putin e Orban, negazionista del cambiamento climatico e nemico giurato degli Accordi sul clima di Parigi, Bolsonaro era ed è sostenuto e finanziato dai latifondisti brasiliani, che detengono la grandissima parte del potere economico e politico in Brasile, e dalle potenti sette cristiano evangeliche. Ha privatizzato le imprese di Stato e i servizi sociali, ha abolito il ministero dell’Ambiente, dichiarandosi contrario ai vincoli per lo sfruttamento delle miniere in aree protette. In Italia ha ricevuto la cittadinanza onoraria, neanche a dirlo, da una giunta leghista.
Faccio mie le parole di Angelo Bonelli, che ha vissuto e lavorato a lungo al fianco delle popolazioni native della Foresta Amazzonica: “E’ una giornata bellissima per il Brasile e per il mondo. Oggi Lula diventa presidente grazie ai voti della parte più povera e alla mobilitazione dei popoli indios. Battuta un’ultradestra che aveva aggredito Amazzonia e diritti sociali”.
Buon lavoro, Lula!
Con te poveri, diritti umani e sociali e Amazzonia saranno in mani sicure. Per la prima volta una donna indios diventerà ministro. E al posto di incendi e distruzioni, si potrà avviare la riforestazione in Amazzonia.