Al momento stai visualizzando PER UNA TRANSIZIONE EQUA, IL NOBEL PARISI: CHI PIÙ HA, DIA DI PIÙ
La lotta ai cambiamenti climatici avrà costi enormi, seppur minori di quelli che servono a rimediare ai disastri dell’inazione. I grandi decisori politici dovranno sempre più ragionare in termini di transizione equa: chi ha di più, deve dare di più. Lo ha sostenuto di recente, senza ambiguità, il premio Nobel Giorgio Parisi nel corso delle lectio magistralis tenute all’Università di Bologna, dove ha ricevuto il Sigillum Magnum, e a Tor Vergata, dove gli è stata conferita una laurea honoris causa.
“La politica deve garantire che questi costi siano accettati da tutti: coloro che hanno utilizzato più risorse devono contribuire di più – ha detto Parisi – e i costi devono essere distribuiti in modo giusto ed equo tra tutti i Paesi”. Una posizione, questa, che è stata sempre centrale nelle politiche dei Verdi, la forza politica che ha sempre coniugato l’impegno per la tutela dell’ambiente e del clima con la lotta sia alle fragilità sociali a livello nazionale sia alle ingiustizie economiche e climatiche a livello internazionale. Da Parisi è arrivata una chiamata ai grandi del mondo a superare divisioni e contrasti per raggiungere insieme il vero grande obiettivo dell’umanità: transizione e salvaguardia del pianeta, l’unico che abbiamo a disposizione per la sopravvivenza dell’umanità.
“È difficile mettersi d’accordo in un mondo minacciato dall’incubo delle guerre, ma dobbiamo cercare di costruire legami e ponti tra persone di paesi diversi – ha detto il Nobel – e sottolineare ciò che unisce tutti gli esseri umani al di là dei nazionalismi. La scienza si presta molto bene a questo compito e l’ha già fatto in passato: l’Europa, ad esempio, è una creazione culturale fatta da scienziati, filosofi e umanisti”.
A Bologna, dove la sua lectio verteva sul tema “scienza e pace”, il professor Parisi – che in passato ebbe modo di definire il nucleare una tecnologia più vecchia del transistor – ha ribadito l’importanza della scienza, non solo per l’innovazione, ma anche per la costruzione di ponti e dialogo tra nazioni, come avvenuto in diversi esperimenti di ricerca ai tempi della Guerra Fredda o, attualmente, in Medio Oriente con la partecipazione di scienziati provenienti da Paesi in guerra o senza rapporti diplomatici tra loro. Parole, le sue, coerenti con le iniziative che sostiene. Penso alla proposta di istituire il “dividendo della pace”, un fondo alimentato con le risorse finanziarie risparmiate dal taglio per cinque anni del 2% delle spese militari a livello internazionale e da utilizzare a livello mondiale per investimenti e misure contro povertà, pandemie e emergenza climatica. Un’iniziativa che condivido in pieno e che ho rilanciato con una mia risoluzione approvata dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.