Al momento stai visualizzando ADDESTRAMENTO CANI DA CACCIA IN AREE PROTETTE: ACCOLTA LA PROPOSTA DI EUROPA VERDE

L’interrogazione che ho depositato fa seguito a una diffida della LAV con la quale veniva richiesta la sospensione di una manifestazione che prevedeva tre competizioni per cani da caccia nelle Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) delle province di Reggio Emilia, Parma e Modena. Questo episodio ha fatto luce sul reiterarsi di una serie di pratiche che violano formalmente la legislazione, oltre a provocare la morte di un numero imprecisato di animali selvatici.

Oggi ho presentato in Commissione Politiche economiche un’interrogazione per chiedere chiarimenti in merito allo svolgimento, nelle aree protette regionali, di attività cinotecniche (gare, prove, competizioni, addestramento, ecc.) in contrasto con le finalità di tutela previste nelle cosiddette Zone di Ripopolamento e Cattura.

È infatti da una comunicazione dell’Associazione LAV, che il Gruppo Europa Verde ha appreso dello svolgimento, in data 23 luglio 2022, di una gara denominata “Campionato italiano per delegazioni SIS su selvaggina naturale C.A.C. CACIT” organizzata dalla Società Italiana Setters. La manifestazione prevedeva nello specifico tre competizioni per cani da caccia, da svolgersi nelle Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) delle province di Reggio Emilia, Parma e Modena, organizzate in un periodo dell’anno in cui molte specie sono impegnate nello svezzamento e nella crescita dei piccoli nati in primavera.

Le attività cinotecniche svolte all’interno di aree protette, quali sono le ZRC, nel periodo estivo e riproduttivo, e a maggior ragione nell’attuale contesto meteorologico e ambientale caratterizzato da grave emergenza idrica e temperature estreme, possono infatti avere un impatto molto negativo sulla fauna selvatica e in particolare sui nuovi nati, già debilitati dalla scarsità di risorse idriche e trofiche a disposizione.

Le ZRC delle province di Reggio Emilia, Parma e Modena oggetto della manifestazione del 23 luglio sono ricomprese all’interno della percentuale di territorio regionale protetto, ove per protezione si intende “il divieto di abbattimento e cattura a fini venatori accompagnato da provvedimenti atti ad agevolare la sosta della fauna, la riproduzione, la cura della prole”. Dunque lo svolgimento della manifestazione del 23 luglio – come espresso con chiarezza anche dal responsabile dell’’Area pareri tecnici e strategie di conservazione e gestione del patrimonio faunistico nazionale e mitigazione danni e impatti’ di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), rispondendo ad una richiesta di parere da parte della Regione sulle attività cinotecniche – non ha rispettato le finalità per le quali queste aree protette sono state istituite, e cioè la conservazione, protezione e assunzione di provvedimenti atti ad agevolare la sosta della fauna, la riproduzione, la cura della prole.

Non è tutto: secondo quanto segnalato dalla LAV nella comunicazione del 22 luglio, dal primo gennaio al 31 luglio 2022 sarebbero state organizzate 52 gare all’interno delle ZRC regionali. Più in dettaglio, nella comunicazione si precisa che nella documentazione rilasciata dagli uffici regionali relativamente alle suddette 52 gare “Non vi è traccia di documenti che riportino, per ogni gara, la preventiva definizione delle misure volte alla salvaguardia della fauna selvatica nei termini previsti dall’art.45, c.9 della L.R. 8/94”, documenti che sono obbligatori per l’ottenimento dell’autorizzazione secondo quanto stabilito dalla legge.

Con l’interrogazione presentata oggi in Commissione, ho ritenuto quindi necessario chiedere alla Giunta se non ritenga opportuno modificare la Legge Regionale 8/94, in modo da prevenire in futuro lo svolgimento di questo tipo di attività. È inconcepibile che nelle aree protette del nostro territorio abbiano luogo pratiche che comportano non solo la violazione formale della legislazione ma anche la morte di un numero imprecisato di animali selvatici.

Nella risposta che ho ricevuto dalla Giunta è emersa la “necessità di fornire criteri generali e uniformare su scala regionale l’approccio al tema dell’addestramento dei cani e delle prove cinofile, in virtù del fatto che coesistevano orientamenti differenti ereditati dalla gestione precedente alla legge che ha portato al riordino delle funzioni delle Province. L’assessorato è intenzionato a emanare, a tale scopo, una serie di direttive vincolanti che indichino criteri di attuazione delle disposizioni della legge statale in relazione alle modalità di istituzione e di gestione delle Zone e campi per l’addestramento. La direttiva sarà redatta tenendo conto di quanto definito da ISPRA e in condivisione con i principali portatori d’interesse. Attraverso questa direttiva, saranno pertanto definiti i criteri e le modalità di svolgimento dell’attività cinofila in oggetto, individuando quali attività possono essere svolte nelle diverse aree nei vari periodi, nel pieno rispetto del principio di tutela della fauna”.

Mi dichiaro, dunque, soddisfatta a metà, ovvero recepisco positivamente il fatto che si prenda atto che c’è un problema e che si faccia riferimento alle disposizioni di ISPRA nella realizzazione delle direttive. La cosa che però mi delude è che, visto che siamo alla vigilia dell’approvazione del Collegato, avrei preferito una soluzione che ricadesse all’interno delle modifiche che si possono apportare alle leggi esistenti tramite il suddetto collegato.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.