Al momento stai visualizzando CAVA DI MONTE TONDO (RA): MIA INTERROGAZIONE SU POSSIBILE COMPROMISSIONE DELLA CANDIDATURA UNESCO

Nei giorni scorsi è stato dato ampio risalto alla notizia dei sopralluoghi in Emilia-Romagna da parte della commissaria UNESCO Gordana Beltram in merito alla candidatura del “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” a Patrimonio Mondiale dell’Umanità 2023. Una bella notizia per la nostra regione e anche per Europa Verde che in questi anni si è occupata più volte della tutela della Vena del Gesso Romagnola, uno dei siti geologici coinvolti nell’area candidata al prestigioso riconoscimento Unesco, la cui integrità territoriale è minacciata dall’adiacente cava di Monte Tondo, gestita dalla multinazionale Saint Gobain.

Oggi sono tornata sull’argomento con un’interrogazione depositata in Assemblea legislativa, nella quale ho chiesto alla Giunta chiarimenti sul futuro dell’area estrattiva del Polo Unico Regionale del gesso in località Monte Tondo. In particolare, condividendo le preoccupazioni della Federazione degli Speleologi dell’Emilia-Romagna e delle associazioni ambientaliste, ho chiesto se la recente richiesta di ampliamento della cava avanzata dalla Saint Gobain sia compatibile con le norme di tutela ambientale vigenti e soprattutto con la candidatura a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Uno degli incontri più critici avuti dalla commissaria Beltram durante la sua visita in regione si è svolto alla Rocca di Riolo Terme e ha riguardato proprio il Parco della Vena del Gesso romagnola. In questa occasione diverse perplessità contro l’iter di realizzazione del dossier di candidatura sono state espresse da amministratori locali e soprattutto dagli agricoltori e dai lavoratori della cava, preoccupati per la cessazione dell’attività estrattiva e per la perdita dei loro posti di lavoro.

In attesa che venga approvato il Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE), è stato deciso di prorogare fino al 19 ottobre 2023 l’attività di estrazione nella cava di Monte Tondo. Questa però potrebbe non essere l’unica proroga. Infatti, l’azienda ha chiesto alla Regione una nuova autorizzazione all’attività estrattiva fino al 2028 nell’attuale area definita dal PIAE vigente e, nell’ambito della procedura di approvazione del nuovo PIAE, ha espresso la richiesta di ampliare l’attuale area estrattiva per poter garantire un futuro al sito produttivo.

La Federazione degli Speleologi dell’Emilia-Romagna, che da anni si batte per la salvaguardia della Vena del Gesso Romagnola, ha sottolineato però che nel rispetto dei vincoli normativi esistenti non è possibile autorizzare alcun ampliamento dell’attuale area estrattiva e ha chiesto che il nuovo PIAE rispetti i contenuti dello studio Arpa del 2001 (che prevedeva una cubatura estraibile di 4/4,5 milioni metri cubi entro un’area ben definita) e le raccomandazioni conclusive dello studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna nel 2021, che ha messo a confronto tre scenari, tra i quali la Regione ha definito come preferibile quello che prevede di cessare le attività estrattive entro il 2030 e non oltre. Raccomandazioni giudicate positivamente anche dalle associazioni ambientaliste in quanto lo scenario più auspicabile ipotizza la prosecuzione dell’attività estrattiva secondo le indicazioni dello studio Arpa e prevede di contenere l’area di estrazione del gesso entro i confini del vigente PIAE. Lo studio, quindi, propone di utilizzare il decennio residuo di ulteriore attività mineraria per attuare politiche a sostegno degli addetti oggi impiegati sul sito.

Gli oltre 60 anni di attività estrattiva nella cava di proprietà della multinazionale Saint Gobain hanno modificato in modo irreversibile la morfologia di un ambiente naturale unico al mondo. In merito alla richiesta di Saint Gobain di ampliare l’attuale area estrattiva, condivido le preoccupazioni espresse dalla Federazione degli Speleologi, dal WWF Ravenna e dal CAI-Club Alpino Italiano: un ampliamento sarebbe in evidente contrasto con la legge regionale 10/2005, che vieta espressamente la modifica o l’alterazione di grotte, doline, risorgenti o altri fenomeni carsici superficiali o sotterranei, e con i vincoli di tutela nazionali e internazionali dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

Ricordo che la cava è inserita nell’area di pre-parco del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e in rete Natura 2000, che comprende 3 habitat di importanza prioritaria. Per questo oggi torno ad occuparmi di un argomento già oggetto di tre precedenti interrogazioni, chiedendo alla Giunta di fare chiarezza sulla richiesta di ampliamento della cava avanzata dalla multinazionale Saint Gobain. Inoltre, chiedo se la Giunta ritenga tale richiesta compatibile con le norme di tutela vigenti o se non reputi, al contrario, condividendo quanto sostiene Europa Verde, che l’eventuale autorizzazione ad estendere l’area di estrazione del gesso oltre l’attuale confine del PIAE in vigore danneggerebbe ulteriormente gli habitat naturali coinvolti, in particolare la Grotta di Re Tiberio e il relativo sistema carsico. L’impegno di Europa Verde per la salvaguardia di questo straordinario “bene comune” non è insensibile ad assicurare il futuro lavorativo delle lavoratrici e dei lavoratori oggi impiegati nella cava. Per questo, parallelamente, sosteniamo la necessità di avviare per tempo le attività propedeutiche alla riconversione produttiva dell’area al fine di non compromettere né i posti di lavoro né la prestigiosa candidatura a Patrimonio dell’UNESCO, il cui iter si concluderà nell’estate del 2023 con il pronunciamento definitivo del Comitato internazionale Unesco.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.