Al momento stai visualizzando CARCERI IN EMILIA-ROMAGNA, EUROPA VERDE ALLA GIUNTA: “RISOLVERE IL PROBLEMA SUICIDI”
Si allunga la striscia nera dei #suicidi in #carcere, anche in Emilia-Romagna. È di pochi giorni fa la notizia del decesso, nel carcere di Piacenza, di un detenuto di 32 anni di origine marocchina. Secondo i primi rilievi delle autorità sanitarie, la morte sarebbe stata causata da auto-inalazione di gas da una bomboletta.
Il detenuto era stato valutato dal personale sanitario come a medio rischio suicidario. Si tratta del quarto suicidio in dodici mesi nel penitenziario di Piacenza. Un trend preoccupante, in linea con la situazione nazionale.
Il 2022, infatti, è stato un anno record per quanto riguarda i suicidi in carcere: sono stati 84 i detenuti (6 dei quali nelle strutture penitenziarie dell’Emilia-Romagna) che si sono tolte la vita. I suicidi avvengono per lo più nel periodo immediatamente successivo all’ingresso in carcere (62%), segno evidente della difficoltà di vivere in ambienti piccoli, sovraffollati, senza servizi igienici, insieme a sconosciuti, e nei mesi che precedono l’uscita dal carcere, come manifestazione, in questo caso, del disagio di fronte al non sapere cosa fare e dove andare, una volta fuori.
In Emilia-Romagna, spicca il numero di #detenuti a #rischiosuicidario più o meno grave rilevati negli istituti penitenziari di Bologna (446 su 763 presenze), Piacenza (382 su 382 presenze) e Ravenna (72 su 79 presenze). Sono numeri che rendono difficile per il personale sanitario addetto seguire queste persone in maniera efficace.
Di fronte all’acuirsi di questo grave fenomeno, oggi ho presentato un’#interrogazione urgente alla Giunta regionale per fare il punto sulle azioni che intende mettere in campo – in collaborazione con il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e sentito il #Garante regionale dei detenuti – per combatterlo. La risposta dell’assessore Igor Taruffi mi ha lasciata soddisfatta perché ha confermato l’impegno della Giunta su questo fronte. In particolare, ho apprezzato l’annuncio che partirà a breve un corso di #formazione sulla #prevenzione dei suicidi in carcere (organizzato in collaborazione tra Area Salute nelle carceri della Regione Emilia-Romagna e Amministrazione penitenziaria). Il corso sarà tenuto da esperti sia dell’area sanitaria sia dell’area dell’Amministrazione penitenziaria. Potranno partecipare sanitari, agenti e operatori dell’amministrazione penitenziaria, volontari e Garanti dei detenuti.
Bisogna assolutamente contrastare i suicidi delle persone detenute e offrire situazioni di autentico #recupero per facilitare il loro #inserimento nella vita fuori dal carcere.
Tra le cause del disagio che porta all’atto estremo di togliersi la vita, sta sicuramente anche il noto e irrisolto problema del #sovraffollamento delle carceri italiane, che ha conseguenze anche sulla qualità del lavoro e il grado di stress del personale carcerario. I 47mila posti disponibili nei #penitenziari italiani vedono reclusi 57 mila detenuti. Un problema che tocca anche l’Emilia-Romagna: come ha denunciato ieri la Cisl, nel carcere della Dozza di Bologna i detenuti sono 784 a fronte di una capienza massima di circa 500 posti: si tratta di oltre il 50% in più.
Anche dal punto di vista sanitario la situazione è drammatica, ha evidenziato la FIALS in una lettera inviata oggi al ministro della Salute Orazio Schillaci, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al coordinatore delle Commissioni Salute delle Regioni Raffaele Donini. Nella lettera il segretario generale Giuseppe Carbone denuncia la scarsa presenza medica, caratterizzata in prevalenza da medici ancora in specializzazione e, quindi, non adeguatamente formati, e il sottodimensionamento degli infermieri che sono così impossibilitati a garantire al meglio l’assistenza sanitaria nell’arco delle ventiquattro ore giornaliere.
Invece di perdere tempo a mettere i bastoni tra le ruote allo strumento delle intercettazioni, sollevando critiche dentro e fuori la magistratura, il ministro della Giustizia Carlo Nordio farebbe meglio ad occuparsi del sovraffollamento delle carceri. È vero che è una situazione che ha ereditato. Ma se non vogliamo tradire l’insegnamento di Cesare Beccaria, va trovata una soluzione.
A questo link il testo dell’interrogazione: https://www.silviazamboni.it/…/2023/01/OGPG2023001312.pdf
 

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.