Dopo l’intervento sulla variazione al calendario venatorio, sempre in materia di attività venatoria oggi ho discusso la mia interrogazione alla Giunta regionale sulla drastica riduzione della superficie dell’Oasi di Montetiffi (in provincia di Forlì Cesena) deliberata il 3 luglio per consentire la caccia dove prima era vietata. L’ampliamento del territorio a disposizione dell’utilizzo faunistico-venatorio ha ridotto l’oasi da 1.092 ettari di SASP (superficie agro-silvo-pastorale) ad appena 409 ettari: meno della metà.
Dalla nascita l’Oasi di Montetiffi, un’importante area protetta che insiste nei comuni di Mercato Saraceno e Sogliano al Rubicone istituita nel 2020, comprende ben 9 habitat di interesse comunitario, caratterizzati da una considerevole biodiversità floristico-vegetazionale. E’ un territorio ricco di boschi, sentieri e fiumi, ma anche di arte e cultura. I numerosi turisti e camminatori che frequentano questi luoghi ora saranno costretti a condividere con i cacciatori i sentieri che compongono la carta dei “Sentieri dell’alto Rubicone”, o addirittura a rinunciare a percorrere quei sentieri nei periodi di caccia.
Stando alla delibera, il provvedimento rientra tra gli interventi decisi per la gestione, il controllo e l’eradicazione della Peste Suina Africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale, e va a modificare i confini di diverse altre oasi nel territorio provinciale di Forlì-Cesena: “Rio Cozzi”, “Montetiffi”, “Quarto” e “San Valentino” e della Zona di Ripopolamento e Cattura (ZRC) denominata “Monte Forche”. Ma si legge anche che è finalizzata a un più efficace contenimento del cinghiale consentendone l’abbattimento con l’utilizzo di tutte le forme di caccia consentite.
A seguito dell’apertura all’attività venatoria, lo scorso 31 luglio è stata lanciata una petizione sulla piattaforma www.change.org indirizzata alla Regione Emilia-Romagna, alla Sindaca del comune di Sogliano al Rubicone, alla Provincia di Forlì-Cesena e all’ISPRA, per chiedere di fermare l’attuazione della delibera regionale per almeno un anno e aprire un tavolo di concertazione in cui abbiano voce in capitolo tutte le parti interessate per trovare soluzioni condivise ai problemi. I promotori lamentano che la presenza dei cacciatori potrebbe rappresentare un grave pericolo per l’incolumità dei residenti e dei tanti frequentatori dei sentieri.
Preoccupazioni che condivido: l’estensione dell’esercizio dell’attività venatoria ad aree protette potrebbe non solo compromettere la ricca biodiversità dei siti coinvolti, ma anche mettere a rischio l’incolumità di chi ci vive e lavora. Proprio oggi è arrivata una segnalazione al gruppo Europa Verde in merito a un gravissimo incidente sfiorato che ha riguardato un apicoltore che ha rischiato di essere colpito da una pallottola.
Con l’interrogazione presentata oggi in commissione, ho chiesto quindi alla Giunta se, prima di approvare la delibera, abbia valutato ed escluso che la drastica riduzione della superficie dell’Oasi di Montetiffi avrebbe potuto compromettere la sicurezza sia di residenti che di turisti e camminatori. E l’ho invitata ad accogliere la richiesta di aprire un tavolo al quale invitare anche i soggetti presenti nell’area che non sono stati interpellati prima, per ascoltarne le ragioni e trovare soluzioni condivise.
La risposta ricevuta dall’Assessore Alessio Mammi non mi ha soddisfatta, sia perché non ho sentito alcuna disponibilità al dialogo con i soggetti esclusi dalle consultazioni precedenti (in massima parte, se non completamente, riservate solo alle associazioni degli agricoltori), sia perché è emerso che le pressioni per ridurre il perimetro dell’oasi risalgono in realtà a tanti anni fa, per cui, come ho detto nella mia replica, il riferimento alla lotta alla peste suina appare più un appiglio recente per motivare la delibera.
Le precauzioni che devono seguire i cacciatori nel condurre la loro attività venatoria non sembrano sufficienti per garantire condizioni di sicurezza alle persone che vivono nell’Oasi e ai tanti frequentatori dei sentieri che camminano e possono diventare bersagli involontari di pallottole vaganti. Il grave episodio capitato all’apicoltore ne è l’esempio. Questa situazione di pericolo rischia inoltre di causare un danno economico alle strutture ricettive che potrebbero perdere clienti durante la stagione venatoria.
Per questo ho sollecitato la Giunta ad adoperarsi per la convocazione di un incontro con i promotori della petizione nella convinzione che è giusto ascoltare le ragioni di tutti i soggetti coinvolti dalla drastica modifica apportata all’oasi dalla delibera.
A questo link il testo dell’interrogazione: