Il film #onelife, al cinema in questi giorni, racconta il commovente salvataggio di bambini e bambine cecoslovacchi, in gran parte ebrei, subito prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel 1939.
In fuga dai nazisti che avevano occupato la regione dei Sudeti, ospitati in un sovraffollato campo profughi gestito a Praga dalle autorità britanniche, freddo, mancanza di cibo e di igiene li condannano a morte sicura.
Degli oltre duemila rifugiati ne arriveranno in Inghilterra 669, grazie alle donazioni dei cittadini inglesi per coprire le spese di viaggio e alle adozioni.
Il nono treno, l’ultimo in partenza da Praga, sarà invece bloccato nelle ore dell’invasione della Polonia. Poi più nulla.
Il salvataggio organizzato da Winton con un gruppo di coraggiosi suoi fedelissimi ricorda quanto fecero Oskar Schindler e l’italiano Giorgio Perlasca, il quale, fingendosi un console spagnolo, a rischio della propria vita salvò dai nazisti quella di oltre cinquemila ungheresi.
Commuove e fa bene rivivere queste storie di coraggio e abnegazione per salvare vite umane.
E anch’io mi sono commossa vedendo “One life”.
Ma non nascondo che ai visi e agli sguardi smarriti e impauriti delle bambine e dei bambini ebrei del film non ho potuto non sovrapporre quelli odierni delle bambine e dei bambini di #Gaza, vittime di una nuova strage degli innocenti, che il Cardinale #MatteoZuppi non ha esitato a definire “il Natale di Erode”.
Perché anche la vita dei bambini palestinesi conta, e quindi dovrebbe contare. C’è bisogno di un neo Nicholas Winton per uno scatto di umanità che li salvi? #Netanyahu non si vergogna a infierire su bambini e bambine palestinesi, che nulla c’entrano con Hamas?
Non devo essere stata l’unica a intravvedere Gaza, sullo schermo, nel campo profughi di Praga. Alla fine della proiezione, infatti, una voce maschile ha gridato “#Palestina libera”. Abbiamo applaudito in due.
Ripeto a scanso di malevoli equivoci: bene aver raccontato questa bellissima storia. Per di più con un film ben confezionato e l’ennesima grande interpretazione di #anthonyhopkins nei panni di un ottantenne Nicky Winton ancora depresso per i bambini non salvati (per questo suggerisco di vedere il film in versione originale per sentire anche la sua voce).
Bene il film, dunque. Vorrei solo un lieto fine anche per Gaza e per tutti i bambini e le bambine del mondo martoriati dalle guerre.
(Nelle foto: palestinesi in fuga a Gaza, locandina del film, bambino in mezzo alle macerie nella Striscia, Winton e alcuni dei 669 bambini/bambine salvati)