Mentre crescono le tensioni tra Israele e Iran, in un contesto internazionale drammatico, segnato in particolare, ma non solo, dalla guerra in Ucraina e dai bombardamenti ad opera di Israele nella Striscia di Gaza, oggi ho presentato una risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ad aderire alla Campagna “Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90 – Miglioriamo il controllo dell’export di armi – Stop agli affari armati irresponsabili che alimentano guerre e insicurezza”. E’ importante che la nostra Regione unisca la sua voce a quella della società civile e del mondo delle organizzazioni pacifiste e per il disarmo che si sono mobilitate contro il provvedimento del governo Meloni che vuole modificare la legge che regolamenta il commercio di armi, annacquandola.
Nelle premesse della risoluzione ho evidenziato che all’inizio di marzo è stato incardinato nelle Commissioni competenti della Camera dei Deputati il Disegno di Legge di iniziativa governativa che modifica, peggiorandola, la Legge 185/90 sulle esportazioni di armamenti, lo storico provvedimento che per primo regolamentò questo settore, tradizionalmente sottratto al controllo della società. La legge fu promossa dal primo firmatario Sergio Andreis, allora deputato del Gruppo Verde e già obiettore totale di coscienza al servizio militare.
Il DDL governativo ha già completato il proprio iter al Senato e a maggio si prevede approdi alla Camera.
Va sottolineato che la legge 185/90 è una norma innovativa approvata dal Parlamento nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile: per la prima volta questa legge inserì dei criteri non economici nella valutazione a monte dell’autorizzazione o meno alla vendita all’estero di armi di produzione italiana. Un approccio che è stato poi ripreso sia dalla Posizione Comune UE sull’export di armi, sia dal Trattato ATT (Arms Trade Treaty).
Sebbene nel corso degli anni anche questa legge, che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto e in cui ci sono gravi violazioni dei diritti umani, non sia stata in grado di fermare tutte le esportazioni di sistemi d’arma in contesti di caratterizzati da conflitti – vedi ad esempio l’export di ordigni all’Arabia Saudita da una fabbrica tedesca sita in Sardegna, ordigni che vengono usati per bombardare lo Yemen – è indubbio il grande ruolo che ha avuto in termini di aumentata trasparenza, permettendo al Parlamento e alla società civile di conoscere i dettagli di un mercato che è fortemente opaco.
In questi mesi, fin dall’avvio dell’iter legislativo, molte organizzazioni della società civile italiana hanno espresso forte preoccupazione per le modalità con cui si stava modificando la normativa con l’evidente intenzione di indebolire il controllo sulle vendite di armi all’estero. Esponenti della Rete Italiana Pace e Disarmo, in rappresentanza di tante altre organizzazioni, sono intervenuti nel dibattito al Senato con considerazioni e proposte che però sono state ignorate dal Governo.
Condivido le preoccupazioni delle associazioni pacifiste che giustamente evidenziano che, in un momento di crisi internazionale, la modifica della Legge 185/90 rischia di facilitare la vendita all’estero di armi che finiranno per lo più proprio nelle zone del mondo dove si registrano conflitti armati, aumentando così l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi.
La guerra in Ucraina e i bombardamenti ad opera di Israele nella Striscia di Gaza sono una parte di quella che #PapaFrancesco ha definito da tempo ‘Terza Guerra Mondiale a pezzi’. Inoltre, non va dimenticato che, mentre il Pianeta è alle prese con i danni, anche alla salute, causati dal surriscaldamento del Pianeta e dalla emergenza climatica – emergenza che dovrebbe assorbire la maggior parte delle risorse per combatterla – a livello mondo siamo invece arrivati a oltre 2000 miliardi di dollari di spese militari.
Come capogruppo di Europa Verde nell’ Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna mi sono occupata più volte di pace e disarmo, arrivando a far approvare due mie risoluzioni: una invita il Governo italiano ad aderire al percorso iniziato con l’adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e impegna la Giunta a sostenere la Campagna “Italia, ripensaci”; l’altra impegna la Regione Emilia-Romagna a promuovere la petizione a sostegno del “Manifesto per il Dividendo della Pace”, un fondo mondiale alimentato con il taglio del 2% delle spese militari da devolvere alla lotta alla povertà, al riscaldamento globale ed alle epidemie.
Oggi, con questa nuova risoluzione, desidero accendere i riflettori sul DDL del governo Meloni e portare in Regione la voce della società civile italiana che si sta mobilitando per impedire di annacquare la Legge 185/90 sull’export di armamenti a seguito dell’eventuale approvazione del DDL governativo. La Campagna “Basta favori ai mercanti di armi!” chiede di migliorare (e non di peggiorare) la normativa sulle vendite all’estero di sistemi d’armamento, intervenendo con modifiche che vadano semmai nella direzione di un rafforzamento della trasparenza complessiva sull’export di armi e che rendano ancor più completi e leggibili i dati della Relazione annuale al Parlamento su questo commercio.
Non va dimenticato che l’Italia è un Paese da sempre presente nelle classifiche redatte dal Sipri di Stoccolma sui maggiori produttori ed esportatori di armamenti, e che la partecipata pubblica Leonardo rientra tra le imprese più attive.
È alla luce di queste considerazioni che ritengo importante impegnare la Giunta reguonale e l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ad aderire alla Campagna “Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90 – Miglioriamo il controllo dell’export di armi – Stop gli affari armati irresponsabili che alimentano guerre e insicurezza”, unendo la propria voce a quella della società civile.
Allo stesso tempo la risoluzione sollecita anche i parlamentari eletti nella nostra regione a sostenere questa campagna e chiede che, dopo che sarà approvato, questo atto di indirizzo sia trasmesso al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato e della Camera della Deputati, e ai Presidenti dei gruppi parlamentari per un’opportuna diffusione della decisione assunta.
trovate il testo della risoluzione a questo link.