Anche quest’anno arriviamo al Primo Maggio, Festa internazionale dei lavoratori, con due questioni ancora aperte sul tavolo del governo Meloni: (in)sicurezza sul lavoro e salario minimo.
Gli incidenti sul lavoro continuano ad essere una piaga vergognosa nel nostro Paese: in troppi luoghi di lavoro mancano condizioni anche minime di sicurezza, soprattutto nei cantieri, dove si registrano stragi continue di operai. Una realtà che coinvolge anche il settore agricolo e le fabbriche, e che colpisce anche giovani stagisti, che perdono la vita prima ancora di cominciare a viverla appieno. Ogni tre morti, uno è un lavoratore straniero.
L’anno scorso sono state 1085 le morti bianche conteggiate solo su lavoratori e lavoratrici iscritti all’Inail, e 585mila le denunce per infortuni. Nei primi mesi del 2024 si contavano già 119 morti, il 20% in più del medesimo periodo nel 2023.
Una situazione che i sindacati attribuiscono al sistema degli appalti al ribasso e ai subappalti, un sistema che il governo Meloni ha incrementato introducendo, con la modifica del Codice degli appalti, i subappalti a cascata.
L’ultima tragedia con più decessi, in ordine di tempo, è avvenuta nella nostra regione, in Emilia-Romagna, dentro la centrale idroelettrica di Suviana. Le sette vittime dell’esplosione scoppiata a 40 metri di profondità lo scorso 9 aprile hanno lasciato familiari e colleghi devastati dal dolore. Ma tanta era anche la rabbia che serpeggiava alla manifestazione indetta da Cgil e Uil in occasione della giornata di sciopero proclamato dopo l’incidente.
Ora aspettiamo che la magistratura faccia il suo compito e che le indagini consentano di individuare cause e responsabili.
Una cosa però è già chiarissima: serve più rispetto per la vita di lavoratrici e lavoratori.
Quanto al salario minimo, al momento resta un miraggio. Gli stipendi in Italia sono molto più bassi rispetto a quelli dei paesi economicamente avanzati del nord Europa. Ma anche in Portogallo e Spagna, dove i salari sono minori, le riforme hanno aumentato le garanzie, a cominciare dalle assunzioni a tempo indeterminato.
Da noi invece si va avanti con i bonus, piccole mance pre-elettorali come quella elargita in queste ore dal governo Meloni. Bonus che niente hanno a che fare con riforme strutturali che durino nel tempo. Mi riferisco al decreto legislativo che prevede che il prossimo gennaio 2025 sia erogata una indennità di 100 euro lordi ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e con reddito non superiore ai 28mila euro, che abbiano un coniuge e almeno un figlio a carico.
Speriamo che qualcosa di meglio la facciano gli sgravi fiscali (della durata però di soli due anni) per le assunzioni di donne, giovani e persone svantaggiate.
Insomma, ci risiamo: non è un governo da Primo Maggio!
Nonostante questo,
Buon Primo Maggio!!!