Evitare complicità – anche inconsapevoli – delle istituzioni regionali con imprese coinvolte in violazioni del diritto internazionale. È questo l’obiettivo che ispira la risoluzione che ho depositato, alla luce in particolare del contesto internazionale flagellato da conflitti sanguinosi. A questo fine, la risoluzione intende impegnare la Giunta dell’Emilia-Romagna, gli enti partecipati e l’Assemblea legislativa ad adottare principi e le modalità degli #appaltipubblici etici. In altre parole, a tenere conto di eventuali violazioni dei diritti umani e/o del diritto internazionale da parte delle imprese che concorrano all’assegnazione di #appalti, in modo da escluderle, in questi casi, in fase di valutazione delle offerte dall’aggiudicazione delle commesse.
La risoluzione impegna inoltre la Giunta a inserire il requisito etico legato al rispetto dei
#dirittiumani nel “Protocollo d’Intesa tra Regione Emilia-Romagna e Cgil-Cisl-Uil ER in materia di legalità e appalti” sottoscritto nel dicembre 2021.
La storia degli
#appaltietici nasce nel giugno 2011 quando il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità un documento preparato dal Professor John G. Ruggie, allora Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU, intitolato “Principi Guida su Imprese e Diritti Umani” (Guiding Principles on Business and Human Rights). Tale documento definisce un insieme di regole di comportamento in materia di diritti umani sia per le imprese sia per gli Stati che hanno il compito di controllarle, e risponde alla necessità di colmare il vuoto normativo esistente a livello internazionale riguardo ai potenziali impatti negativi dell’attività imprenditoriale in materia di rispetto dei diritti dell’uomo.
L’Italia è stata tra i primi Paesi al mondo a dotarsi, nel 2016, di un Piano d’Azione Nazionale (PAN) in tema di Impresa e Diritti Umani (Business and Human Rights – BHR). Successivamente, il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU) ha pubblicato in data 10 dicembre 2021 il secondo piano quinquennale (PAN BHR 2021-2026). Nella sezione “Appalti pubblici”, viene sottolineato che l’Italia “aderisce pienamente al principio dell’appalto socialmente responsabile ed è impegnata nell’assicurare che il rispetto dei diritti umani sia preso in considerazione in tutte le fasi dell’appalto”.
E nel dicembre 2021 la Regione Emilia-Romagna ha sottoscritto il Protocollo d’Intesa tra Regione Emilia-Romagna e Cgil-Cisl-Uil ER in materia di legalità e appalti, con il quale viene assicurato l’impegno da parte delle stazioni appaltanti di confrontarsi preventivamente con i soggetti firmatari e le Organizzazioni sindacali firmatarie prima di avviare le procedure di appalto.
Per promuovere la legalità vengono anche rafforzati i requisiti qualitativi e reputazionali nelle procedure di assegnazione degli appalti, incentivando imprese e operatori economici più affidabili, iscritti agli elenchi di merito.
In una fase così drammatica, caratterizzata dal conflitto in
#Ucraina, nella Striscia di
#Gaza e in altre terre martoriate dalle guerre, è doveroso che la Regione Emilia-Romagna – da sempre impegnata sul terreno della tutela della legalità – adotti il modello degli appalti pubblici etici per escludere dai propri fornitori imprese che violino i diritti dell’uomo e il diritto internazionale. Sono già diverse le città in Europa e nel mondo – tra cui di recente il
Comune di Bologna – che hanno approvato provvedimenti che richiamano i Principi Guida delle Nazioni unite su Imprese e Diritti Umani.
Procedure etiche di appalto sono indispensabili per promuovere il rispetto dei diritti umani da parte delle imprese con cui le amministrazioni pubbliche conducono transazioni commerciali. E in questo momento storico così drammatico è più che mai urgente vigilare per evitare, anche inconsapevolmente, di tenere rapporti economici con aziende complici di violazioni dei diritti dell’uomo, del diritto internazionale e dei crimini commessi nelle aree del mondo afflitte dalle
#guerre.