Brutta sorpresa, stamattina, quando ho raggiunto la sede dell’Assemblea legislativa, in viale Aldo Moro a Bologna: motoseghe in azione, alberi del Parco Don Bosco mutilati e rapati a zero dalle fronde primaverili in piena esplosione, camion in cui venivano gettati i rami tagliati. E una decina di blindati della polizia con i poliziotti in tenuta antisommossa a proteggere i lavori da un lato e, dall’altro, decine di attivisti allertati dal passaparola con la volontà di bloccare il cantiere.
Il tutto perché? Per i lavori di realizzazione di una pista ciclabile che correrà tra il terrapieno del parco e i binari del tram. Lavori che, come mi ha spiegato l’agronomo che coordinava le operazioni, richiedono l’eliminazione di una cinquantina di alberi ad alto fusto, e lo sradicamento e la ripiantumazione di altri.
Domanda: ma che senso ha fare una pista ciclabile sulla sede stradale, esponendo i ciclisti al sole e alle ondate di calore (e alla pioggia), quando la si potrebbe ricavare dentro il Parco Don Bosco?
Da oltre dieci anni ho rinunciato all’auto privata, di conseguenza in città mi sposto in bicicletta. Per questo conosco bene la differenza che fa d’estate pedalare al riparo delle alberature o in pieno sole. Possibile che in fase di progettazione non si sia tenuto conto di questa differenza e del fatto che, soprattutto in città, a seguito dell’emergenza climatica assistiamo a un progressivo aumento delle temperature con l’aggiunta, d’estate, dell’incremento delle devastanti ondate di calore?
“La Consulta della biciletta ha dato il via libera al progetto” hanno risposto, interpellati al telefono, Sindaco, Vice Sindaca e Assessora alla mobilità. Anch’io avevo allertato la Vice Sindaca per favorire una mediazione in Comune che evitasse il peggio e le manganellate agli attivisti che si sono viste nel Parco Don Bosco un mesetto fa, quando era in programma l’apertura del cantiere per costruire una nuova scuola Besta al posto di quella esistente, con relativo abbattimento di una quarantina di alberi di grandi dimensioni. Mentre la riqualificazione energetica della scuola esistente costerebbe molto meno rispetto a fare un nuovo edificio. E non richiederebbe l’abbattimento degli alberi.
Intendiamoci: il tram va fatto. È una infrastruttura strategica per decarbonizzare il trasporto pubblico e per offrire un servizio competitivo con l’uso dell’auto privata. È da quando il sindaco Guazzaloca buttò nel cestino il progetto del tram della Giunta Vitali, di cui facevo parte come rappresentante dei Verdi, che aspetto il tram anche a Bologna, sul modello di quanto già fatto in città grandi come Zurigo, e in città a misura di Bologna come Firenze.
Idem le piste ciclabili: dove gli spazi a disposizione lo consentono, vanno realizzate, per garantire maggiore sicurezza ai ciclisti. Conosco bene il brivido che si prova sui pedali quando si viene sfiorati da auto, bus, furgoni e camion.
Ovviamente vale anche il principio della salvaguardia degli alberi: i progetti migliori sono quelli che riducono il numero di abbattimenti. Mentre nel caso della pista ciclabile in questione ho invece l’impressione che si dovesse e si debba ancora percorrere, è proprio il caso di dirlo, una strada diversa rispetto a quella imboccata. Tanto più che, e questo è un altro paradosso, dentro al parco si trovano già tracciati di ciclabili!!!
L’unica buona notizia di stamattina è che non ci sono stati scontri.E quando me ne sono andata, si sapeva già che le motoseghe per oggi sarebbero state messe a riposo e che la polizia si sarebbe ritirata. Così è stato.
E domani? Si cercherà, da oggi a domani, un tracciato alternativo per la ciclabile dentro il parco?