L’ #emergenzaclimatica e i fenomeni #meteo estremi che genera impattano pesantemente sui diritti dei #minori, a partire dall’accesso al cibo. In altre parole: a milioni, nel mondo, patiscono la fame. Questo aspetto, finora inedito, delle conseguenze negative del riscaldamento globale è al centro del rapporto 2024 che Save the Children, l’organizzazione attiva dal 1919 per i diritti di #bambine e #bambini a rischio e garantire loro un futuro, ha pubblicato il 3 giugno scorso all’apertura della annuale #ConferenzasulClima di Bonn che ha preparato la prossima Conferenza Mondiale sul Clima Onu #COP29 in programma a Baku, capitale dell’Azerbaigian, altro paese produttore di #petrolio ad ospitare l’incontro clou delle diplomazie mondiali sul clima dopo che la COP 28 si è tenuta nel 2023 a Dubai, negli Emirati arabi uniti. Il rapporto è stato appositamente diffuso mentre i governi si incontravano a Bonn per uno ‘storico dialogo con gli esperti’ sugli impatti sproporzionati dei cambiamenti climatici proprio sui bambini.
Il dato inquietante messo a fuoco in tutta la sua drammaticità da Save the Children è questo: il numero di bambini che affrontano livelli critici di fame nei Paesi in cui gli eventi meteorologici estremi influiscono maggiormente sulle produzioni e forniture alimentari è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, registrando un aumento del 20% solo nel 2023. Tradotto in cifre, significa che sui 72 milioni di persone che a livello mondiale (dati 2023) vivono quotidianamente sulla propria pelle livelli di insicurezza alimentare acuta, 33 milioni sono minori. Si è così passati da 29 milioni nel 2018 – inclusi 13 milioni di bambini – a 72 milioni nel 2023. Diciotto i Paesi in cui le condizioni meteo estreme, come #siccità, #cicloni e #inondazioni, sono stati le principali cause della fame nel 2023: Angola, Burundi, Colombia, El Salvador, Etiopia, Guatemala, Honduras, Kenya, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mozambico, Nicaragua, Pakistan, Somalia, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.
La #siccità, soprattutto, lascia sempre più spesso senza alimenti le famiglie che vivono in villaggi isolati, senza disponibilità di #acqua e #cibo sufficiente anche per i propri #animali sui quali fanno affidamento per vivere e che inesorabilmente muoiono di #fame.
Ma le crisi alimentari determinano anche un altro pericolo per i più piccoli: senza cibo sufficiente e senza il giusto equilibrio nutrizionale, i bambini corrono un alto rischio di diventare gravemente malnutriti. E la malnutrizione determina l’arresto della loro #crescita, la compromissione dello #sviluppo cognitivo e fisico e il rischio di contrarre malattie mortali. A tutto questo si aggiunge il rischio del venir meno di altri diritti elementari dei minori, in quanto la carenza di cibo spinge le famiglie a prendere misure disperate come ritirarli dalla #scuola per farli lavorare o spingerli a contrarre #matrimoni precoci. Più colpite le #ragazze, che hanno maggiori probabilità di essere costrette ad abbandonare la scuola per garantire il cibo alla loro famiglia e di restare senza cibo in modo che i fratelli possano mangiare.
È quindi positivo che, per la prima volta, i negoziati globali sul clima abbiano dedicato tempo alla discussione sugli impatti terrificanti della #crisiclimatica sulla vita dei bambini. Ora però bisogna passare dalle analisi alle soluzioni concrete. A questo proposito Save the Children esorta a incrementare gli #investimenti, le politiche e le azioni climatiche rivolte specificamente ai minori.
Un rapporto pubblicato lo scorso anno da Save the Children e dai suoi partner ha rilevato che solo il 2,4% dei finanziamenti per il clima provenienti dai principali #fondiglobali dedicati può essere classificato come sostegno a progetti che incorporano attività a favore dei bambini. Alcuni #finanziatori hanno recentemente riconosciuto questa lacuna. Tra questi il Green Climate Fund sta lavorando con i partner per incrementare i finanziamenti per il clima incentrati sui più piccoli. Ma bisogna fare di più e più celermente: occorre una più decisa inversione di tendenza. E come #Verdi nelle sedi opportune ci batteremo per questo obiettivo.
Infine, come capogruppo di Europa Verde, spero che questi dati drammatici possano far riflettere i politici ancora su posizioni negazioniste, come le forze di opposizione in Assemblea legislativa regionale, sempre inclini a negare il problema del riscaldamento globale e delle sue conseguenze.
Non c’è un piano B, così come non c’è un Pianeta B. Dobbiamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e attivare le misure di adattamento al cambiamento climatico in atto aiutando i paesi più poveri e che più ne patiscono l’impatto tramite investimenti che facciano da contrappeso, da #riparazione come dice #UltimaGenerazione, ai danni che noi Paesi industrializzati abbiamo causato a livello di equilibri ambientali mondiali con il nostro modello di #sviluppoeconomico.