Al momento stai visualizzando ABBIAMO VOTATO NO ALL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI
Mercoledì la Camera ha approvato a larga maggioranza, ma con il voto contrario di Europa Verde, un ordine del giorno collegato al decreto Ucraina che impegna il governo ad aumentare le spese per la Difesa fino al 2% del Pil. Per l’osservatorio Milex le spese militari italiane passerebbero così da 25 a 38 miliardi di euro l’anno (e da 68 milioni a 104 milioni di spesa giornaliera). L’aumento fa seguito alle dichiarazioni del premier Mario Draghi, che lo scorso primo marzo, in Parlamento, aveva sostenuto la necessità di rafforzare la difesa.
Questo ordine del giorno, proposto dalla Lega, è stato votato anche dal Partito Democratico, nonché da Fratelli d’Italia, che pure siedono all’opposizione. Si tratta di una decisione vergognosa alla quale Europa Verde ha convintamente votato contro insieme ai gruppi di Alternativa e Sinistra italiana.
Oggi le priorità di investimento dovrebbe essere altre: contrasto all’emergenza climatica, alla povertà, alla caro energia. Va in questa direzione la risoluzione (https://www.silviazamboni.it/…/2022/02/OGPG2022006067.pdf) che ho depositato in Assemblea legislativa per chiedere che l’Emilia-Romagna sostenga la proposta di istituire “Un dividendo per la pace” lanciata da scienziati e premi Nobel che chiedono ai Governi di tutto il mondo di tagliare del 2% le spese annuali per cinque anni al fine di creare un fondo, stimato nell’ordine di mille miliardi di dollari al 2030, da impiegare per combattere l’emergenza climatica, la povertà e le pandemie. Tra i premi Nobel firmatari della proposta c’è anche Giorgio Parisi che oggi, durante una lectio magistralis all’Accademia Nazionale dei Lincei, ha sottolineato che la politica deve distribuire in modo equo e solidale il “costo colossale” che imporrà il cambiamento climatico: “La decenza richiede che i Paesi che attualmente incidono sulle risorse del pianeta devono fare gli sforzi maggiori”.
Nel testo dell’atto approvato dalla Camera si afferma che andrà predisposto un percorso di aumento della spesa militare stabile nel tempo, “che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione”. Peccato che già oggi, secondo i dati Sipri di Stoccolma, i 27 paesi dell’Unione Europea spendano ben 233 miliardi di dollari l’anno nell’acquisto di armamenti, una cifra che è più del triplo di quello che spende la Russia. A dimostrazione che l’entità delle spese militari non rappresenta di per sé un elemento deterrente in grado di prevenire le aggressioni armate, come quella che da tre settimane si è abbattuta sull’Ucraina, un paese che si è dato un ordinamento democratico e che guarda verso ovest: verso l’Unione europea. E che per questo Putin ha aggredito.
La scelta di aumentare le spese militari è ancor più inaccettabile alla luce della grave crisi sociale, sanitaria e ambientale che stiamo affrontando. Si era detto allo scoppio della pandemia “mai più come prima”. Invece la guerra contro l’Ucraina ci sta riportando addirittura indietro.
La pace e il benessere non si costruiscono ingrandendo gli arsenali, ma mettendo in campo politiche a sostegno dei più deboli, della transizione ecologica e della lotta ai cambiamenti climatici, per evitare che il Pianeta si surriscaldi ulteriormente. Con tutti i danni che sappiamo ne deriverebbero per la specie umana, soprattutto quella più indifesa e ai margini!

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.