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Oggi ho portato il saluto e la vicinanza dell’Assemblea legislativa e della Giunta dell’Emilia-Romagna alla cerimonia di commemorazione delle vittime della banda della Uno Bianca, che insanguinò Emilia-Romagna e Marche negli anni dal 1987 al 1994: 24 morti e 103 feriti anche gravi.
Brava l’infaticabile Rosanna Zecchi, Presidente dell’Associazione dei familiari, che in tutti questi 34 anni si è battuta perché si facesse piena luce sulle responsabilità delle efferatezze compiute.
Resta il dubbio che ancora non si sappia tutto sui veri obiettivi e mandanti, protetti anche in questo caso da depistaggi. A conferma che, con tutta probabilità, si è trattato di qualcosa di più e di diverso da una banda di sanguinari criminali che agivano in proprio. Un sospetto più che lecito, considerato che i fratelli Savi erano in servizio presso la Questura di Bologna, la città epicentro degli attacchi terroristici eversivi ai treni Italicus e Rapido 904, passando per la strage neofascista alla Stazione del 2 agosto.
Quindi occorre continuare a scavare per arrivare a far emergere eventuali aspetti ancora oscuri su una regia occulta dietro a questa orrenda catena di delitti.
Un’ opera di ricostruzione alla quale la Regione Emilia-Romagna ha contribuito in maniera significativa finanziando – come per la Strage della Stazione del 2 agosto – la digitalizzazione delle carte processuali.
Solo la piena verità garantisce la salute delle radici della nostra democrazia.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.