Al momento stai visualizzando ALLA COP 26 NESSUN IMPEGNO CONCRETO SUI TEMPI DELLA TRANSIZIONE
Stop sussidi alle fonti fossili; stop all’uso del carbone e alla produzione di auto con motore endotermico; taglio delle emissioni del 45%. Sì, ma quando? Si vedrà con il prossimo round delle trattative rimandato al 2022. Sta in questo iato tra le cose da fare e l’indeterminatezza del termine entro il quale imporle il fallimento della Cop26 di Glasgow, il bla bla bla denunciato da Greta. Buoni principi e nessun impegno temporale concreto immediato per invertire la china pericolosa per l’umanità del riscaldamento globale.
Ancora una volta sono state le lobby e gli interessi economici forti a dettare l’agenda. Nel mondo delle associazioni ambientaliste non manca chi cerca di consolarsi col bicchiere mezzo pieno, ad esempio il fondo da 100 miliardi alimentato dai paesi ricchi più inquinatori a favore dei paesi più poveri e già colpiti dai cambiamenti climatici causati dai paesi più industrializzati. La direttrice esecutiva di Greenpeace International Jennifer Morgan ha dichiarato che si tratta di “un accordo debole che manca di coraggio. L’obiettivo di mantenere l’incremento della temperatura entro 1,5 gradi è appeso a un filo. Bene però aver dichiarato che l’età del carbone è agli sgoccioli e che occorre un drastico taglio delle emissioni di gas serra entro questo decennio”.
Intendiamoci: cambiare il modello energetico ed economico, cambiare abitudini e modelli di consumo non è un’operazione né semplice né indolore sul breve periodo. Il punto è che non ci sono alternative. L’Unione europea con la Legge sul Clima e il Programma Fit for 55 ha dimostrato di averlo capito e di voler agire di conseguenza. Con ancora aperta, però, l’incognita se il nucleare verrà incluso nella tassonomia verde.
Oggi i cambiamenti climatici non li negano più i leader dei grandi paesi, mentre quelli degli arcipelaghi disseminati negli oceani temono per la sopravvivenza dei loro territori di sparizione a causa dell’innalzamento dei livelli dei mari. Per questo noi cittadini non dobbiamo rassegnarci, e dobbiamo continuare a pretendere politiche incisive ed efficaci mettendo in discussione anche i nostri stili di vita energivori. Con la consapevolezza che tutto questo ci riguarda. Il cambiamento climatico sta già bussando alle porte anche di casa nostra. La politica dello struzzo e del rinvio può solo peggiorare le cose.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.