Gran parte dei territori di pianura dell’Emilia e della Romagna sono a corto di sostanza organica, anche a causa dell’alluvione di maggio, che li ha ricoperti di uno spesso strato di limo, sabbia sottile e altri inquinanti. Lo dice la cartina della nostra regione (fonte: https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/…/dotaz…/view) che vedete in basso, che in rosso mostra le aree che presentano una più accentuata scarsità di sostanza organica. Aree che coprono oltre il 70% dei terreni di pianura.
Ricordo che per la Fao la soglia di rischio di irreversibile #desertificazione è scendere ad appena il 2% di sostanza organica nei primi 30 centimetri in profondità del suolo. Un rischio al quale – sulla base della cartina – sembra essere esposta gran parte della Superficie Agricola Utile (Sau) della pianura Padana e della Romagna. L’alluvione per di più ha travolto la Romagna dopo mesi di siccità che avevano già messo a dura prova i terreni, i quali anche per la loro secchezza e la scarsa presenza di sostanza organica hanno agito quasi come fossero superficie di marmo, incapaci di filtrare e trattenere un po’ dell’acqua piovana e di farla infiltrare nel terreno.
La perdita di #fertilità del suolo, oltre che da agenti inquinanri dispersi dall’attività dell’uomo, dipende anche dall’impiego di fertilizzanti di sintesi chimica che stressano e sfruttano i terreni senza restituire loro sostanza organica.
E così, al consumo di suolo agricolo sacrificato a cemento e asfalto anche per realizzare infrastrutture non indispensabili, l’agricoltura convenzionale aggiunge un carico di inquinanti chimici che intaccano quella vera e propria miniera di sostanza biologica custodita nel sottosuolo. Il sottosuolo, infatti, da solo contiene più di un quarto della biodiversità del Pianeta in forma di una miriade di organismi diversi che funzionano da autentici bioreattori e “favoriscono e partecipano ai cicli globali che rendono possibile la vita”, come ben sintetizza l’ONU.
Né va dimenticato l’impatto sulla nostra salute dell’inquinamento dei suoli di origine antropica. Secondo i dati di una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet, una delle più autorevoli nel campo dell’informazione scientifica, l’inquinamento del suolo originato dall’uomo causa in tutto il mondo, ogni anno, oltre 500 mila decessi prematuri, mettendo a rischio soprattutto bambini e anziani.
Le cause dell’inquinamento del suolo sono molteplici: dallo scarico intenzionale o meno di rifiuti, passando per la rottura di serbatoi di stoccaggio sotterranei, la percolazione di acque superficiali contaminate negli strati sotterranei, la dispersione di petrolio e derivati, di pesticidi, di solventi, di piombo e altri metalli pesanti, tutte sostanze altamente nocive per la salute.
A proposito di salute, pochi giorni fa, presentando il Master I livello “Produzione biologica: dal campo alla commercializzazione”, #GiovanniDinelli, professore della Facoltà di Agraria dell’#UniversitàBologna, ha evidenziato uno studio condotto in Francia che, su base scientifica, ha dimostrato il minor tasso di incidenza dei tumori nel gruppo testato che consumava prodotti bio rispetto a quello che consumava prodotti ottenuti con l’agricoltura convenzionale.
Anche per alimentare la fertilità del suolo, l’ideale è coltivare con il metodo #biologico, il modello agro-economico compatibile con la tutela della #biodiversità.
Il Piano di Sviluppo Rurale (#PSR) dell’Emilia-Romagna destina quasi 190 milioni al biologico e solo 60 all’agricoltura integrata. Un segnale importante che rafforza il potenziale anche della Legge regionale – di cui sono stata proponente e relatrice di maggioranza – per l’istituzione e la promozione dei #Distretti del #biologico. Con questa legge la Regione #emiliaromagna ha ora uno strumento in più per sostenere la diffusione del metodo di coltivazione bio in grado di conciliare la salute dei campi con la salute dei consumatori e degli stessi operatori.