La nuova, drammatica #alluvione del fine settimana, la quarta dal maggio 2023, ha scatenato, nuovamente, le chiacchiere da bar su cause e rimedi. Ovviamente è comprensibile la disperazione di chi è stato colpito, e non per la prima volta, per cui non ci aspettiamo dalle vittime analisi scientifiche di fronte alla rinnovata rovina fuori e dentro le loro case, imprese, terreni agricoli. Alle #vittime di questa ennesima alluvione voglio solo esprimere #vicinanza e #solidarietà. E l’impegno ad operare affinché si modifichi radicalmente il modello di cura e gestione del territorio.
Fatta questa doverosa e sentita premessa, non posso tacere che è grottesco continuare ad addossare il disastro alla mancata pulizia dei fiumi, alla mancata eliminazione della vegetazione spondale, alle tane delle nutrie e, addirittura, alle politiche imposte dagli ambientalisti, neanche fossimo stati noi al governo nei decenni scorsi. È, semmai, esattamente il contrario: se le voci dei #Verdi e degli #ambientalisti fossero state ascoltate, oggi saremmo più avanti nella difesa del nostro territorio dagli eventi meteo estremi scatenati dal #cambiamentoclimatico.
E basta dire che “ha sempre piovuto”: i quantitativi d’acqua che si sono rovesciati sull’Appennino bolognese e su Bologna nei giorni scorsi, e prima ancora in Romagna, non avevano e non hanno precedenti. Se non partiamo da questa evidenza, se non ci mettiamo nell’ottica di doverci attrezzare rispetto al cambiamento climatico e al #riscaldamentoglobale, non ne verremo a capo. L’ #Adriatico ha registrato #aumentiditemperatura media record, che hanno contribuito a riempire l’atmosfera di enormi disponibilità di vapore acqueo che poi è ritornato giù come pioggia. Questo è il problema: il riscaldamento globale e il conseguente cambiamento climatico.
Oggi c’è bisogno di ascoltare gli #scienziati, non i commentatori improvvisati. Per questo vorrei condividere con voi le riflessioni di #ParideAntolini, #presidenteordine #Geologi dell’Emilia-Romagna.
“Siamo un territorio fragile. Quando in poche ore cadono oltre 100 millimetri di pioggia (a Bologna addirittura 175 millimetri), la nostra rete urbana di deflusso principale o secondaria va in crisi. Il cambiamento climatico ci pone davanti a eventi che stanno avvenendo con una certa frequenza e con cui dobbiamo fare i conti. In Emilia-Romagna c’è il mare da una parte che tende a innalzarsi di qualche millimetro all’anno, e a monte c’è un reticolo scolante secondario che deve scolare a mare. Ma il livello medio rispetto al livello del mare è mediamente molto basso, per cui tutte le volte che si verificano certi eventi si ha un problema di deflusso delle piene dai fiumi e canali verso il mare. E visto che la tendenza che registriamo è che il territorio continua ad abbassarsi, vuol dire che le aree sotto il livello del mare in futuro aumenteranno. E’ bene ricordare che una delle cause maggiori all’origine di questo fenomeno chiamato #subsidenza (l’abbassamento del suolo) sono l’#7estrazione di #petrolio e #gasnaturale dai pori delle rocce sottostanti. Quando questi fluidi vengono rimossi, il terreno perde parte del supporto che aveva e può collassare o compattarsi, causando un abbassamento della superficie.
E veniamo alla #vegetazionespondale: va gestita bene. Ci sono dei tratti dove la vegetazione serve per mantenere consolidata la scarpata dell’alveo, quindi, se non ci fosse, la sponda andrebbe in erosione. Ci sono altre situazioni in cui la vegetazione andrebbe invece tolta. Aggiungo che non sono i Verdi che creano comitati per impedire di tagliare alberi dove si potrebbe.
Quanto al tanto reclamato #dragaggio dei #fiumi, è una scemenza: non porterebbe vantaggi per aumentare la portata, ma problemi erosivi che si rifletterebbero sulle strutture che incontrano le acque dei corsi d’acqua, ovvero ponti e argini. Se a monte si ha una bassa capacità di trattenere l’acqua, non possiamo pensare di difendere i territori, come si faceva una volta, innalzando argini o muri, perché l’innalzamento di un muro o un argine, per mettere in sicurezza un paese, potrebbe costituire un problema per un altro paese. Vorrebbe dire salvare un’area per allagarne un’altra.
Il punto cruciale è che non si può più intervenire sul territorio con ordinarietà, quindi con manutenzione ordinarie o straordinarie: occorre un #piano neanche regionale, bensì #nazionale per ripensare il territorio. Siamo di fronte alla necessità di #investimenti #colossali che dovranno riguardare anche le #delocalizzazioni. Si tratta di investimenti immani per cercare di trattenere più acqua possibile a monte. E occorre consentire #tracimazioni controllate in ampie zone di territorio agricolo, a bassa densità costruttiva, da destinare ad allagamenti artificiali. Si dovrà trovare l’area e prevedere di far defluire velocemente queste acque attraverso canali. Anche questo comporta interventi di notevole costo, soprattutto per gli #indennizzi agli agricoltori”.
Fin qui il ragionamento di Paride Antolini. A questo link potete leggere il mio Progetto di “Legge regionale sul clima: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico’’ che ho depositato in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna: https://www.silviazamboni.it/…/2024/09/OGPG2024022494.pdf
Ci vuole una legge-quadro regionale che fissi le misure e gli obiettivi di mitigazione (riduzione delle emissioni di gas climalteranti) e di adattamento al cambiamento climatico. E’ ora di agire. E’ su questo che deve investire il nostro Paese, non sulle spese militari.