Grazie all’approvazione dell’Ordine del giorno di Europa Verde da parte dell’Assemblea legislativa nella seduta del 30 giugno, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna non finanzierà la produzione dell’idrogeno blu ottenuto dal metano, processo che richiede la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, il più diffuso gas serra di cui bisogna semmai ridurre la produzione e non produrla come sottoprodotto della filiera dell’idrogeno blu. Ora l’Emilia-Romagna deve puntare decisamente a favore dello sviluppo delle fonti rinnovabili, abbandonando tecnologie energivore come quella dell’idrogeno blu.
Nel 2018 i consumi di energia complessivi in Emilia-Romagna sono stati pari a 12.973 ktep, di cui solo l’11% è stato coperto da fonti rinnovabili, mentre il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica è stato pari al 27% (fonte: Annuario dati ambientali ARPAE), quindi ben distante dall’obiettivo del 100% rinnovabile al 2035 fissato dal “Patto per il Lavoro e per il Clima” della Regione Emilia-Romagna.
Questi numeri ci dicono con chiarezza che se vogliamo raggiungere il 100% di energia da rinnovabili al 2035 dobbiamo correre, senza esitazioni, investendo sulla ricerca e lo sviluppo delle fonti rinnovabili e sull’innovazione dell’economia in chiave di transizione ecologica ed energetica. Vanno quindi abbandonate operazioni energeticamente perdenti come la produzione dell’idrogeno blu estratto dal metano, una tecnologia sulla quale punta l’Eni, che a Ravenna vuole realizzare il più grande hub per la cattura e lo stoccaggio della CO2 derivante dall’estrazione dell’idrogeno dal metano. Si tratta di un processo industriale che esprime la volontà del “cane a sei zampe” di restare ancorata all’economia fossile e la propria incapacità ad evolvere verso tecnologie energetiche in linea con la lotta all’emergenza climatica. Per questo ho espresso grande soddisfazione per l’approvazione dell’ordine del giorno che ha l’obiettivo di scongiurare il finanziamento di questo processo industriale con fondi pubblici anche in altri contesti al di là di quello ravennate. L’odg rafforza, e completa le dichiarazioni con le quali l’assessore Vincenzo Colla intervenendo in aula aveva escluso la devoluzione di risorse regionali all’impianto di Ravenna.
Da mesi Verdi/Europa Verde contestano a livello europeo, nazionale e regionale l’impianto Eni e l’approccio retrogrado che ci sta dietro, per cui apprezziamo che l’Emilia-Romagna non lo supporti e continueremo a contestarlo: l’Eni è una Spa in parte a capitale pubblico, per cui non dovrebbe contraddire quanto dispone il PNRR che, come risulta a pag. 61 del documento della Commissione Europea di valutazione del PNRR del Governo italiano (“Analysis of the recovery and resilience plan of Italy/ Accompanying the document/ Proposal for a COUNCIL IMPLEMENTING DECISION on the approval of the assessment of the recovery and resilience plan for Italy”), dice esplicitamente che “Investments in hydrogen will be limited to green hydrogen and will neither contain blue hydrogen nor involve natural gas”, ovvero si investirà solo sull’idrogeno verde, escludendo quello blu ricavato dal metano”.
Oltre a non essere un’energia pulita, l’idrogeno blu comporta il rischio che l’iniezione di anidride carbonica nel sottosuolo possa innescare fenomeni sismici, intaccando così l’integrità del “serbatoio” e provocando il rilascio della CO2 stoccata.
Infine, i progetti e gli studi per rendere l’anidride carbonica stoccata utilizzabile nella produzione di materiali (CCSU) ad oggi non hanno dato risultati significativi.
Da oggi la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna sarà impegnata ad operare per confermare gli obiettivi del Patto per il Lavoro e per il Clima, dando una spinta decisiva allo sviluppo delle fonti rinnovabili ed escludendo qualsiasi supporto o finanziamento per la produzione dell’idrogeno blu con cattura e stoccaggio della CO2.