Al momento stai visualizzando ASSENZA DELLE DONNE NELLO SPAZIO PUBBLICO A FINI CELEBRATIVI: EUROPA VERDE CHIEDE ALLA GIUNTA DI ISTITUIRE UN FONDO REGIONALE A SOSTEGNO DELLA REALIZZAZIONE DI STATUARIA PUBBLICA DEDICATA IN PARTICOLARE A DONNE CHE ABBIANO LASCIATO UN SEGNO NELLA STORIA DELLA NOSTRA REGIONE

Oggi ho depositato una risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere una riflessione sull’uso dello spazio pubblico a fini celebrativi e a istituire un fondo regionale a sostegno della realizzazione di statuaria pubblica per le persone illustri dedicata in particolare a donne che in Emilia-Romagna si siano distinte per meriti professionali, culturali, scientifici, sociali e civici, lasciando un segno nella storia della nostra Regione.

L’idea nasce dall’impegno dell’Associazione Donne Fotografe Italiane, fondata nel 2017 a Bologna, che ha realizzato una mostra di foto per evidenziare l’assenza di statuaria civica dedicata a figure femminili di alto profilo storico, professionale e biografico. Tale mostra, intitolata SCOLPITE, si è tenuta nel 2021 a Brescia e a Milano e poi dal 13 al 28 maggio 2022 a Bologna, nel quadriportico dell’Archiginnasio.

La scarsa e inadeguata rappresentazione di donne di rilievo pubblico nella statuaria monumentale è stata ripresa di recente da diversi reportage su quotidiani e riviste nazionali che hanno acceso i riflettori sull’esiguo numero di statue dedicate a donne dallo spiccato profilo personale nel nostro paese.

Del medesimo problema si è occupata anche l’Associazione di professioniste dei beni culturali Mi Riconosci che, a partire da settembre 2021, ha condotto un censimento delle statue pubbliche femminili realizzate tra l’Unità d’Italia e oggi. Escludendo le figure allegoriche (come la Patria o la Vittoria), le figure mitologiche (come Venere o le Grazie) e quelle sacre (come la Madonna), se ne contano circa 190: 80 però sono figure anonime collettive (dedicate a mondine, partigiane, madri) e 110 quelle intitolate a donne realmente esistite.

Da tale censimento risulta inoltre che il 51% delle statue dedicate alle donne è stato realizzato a partire dal 2000; delle opere che hanno un’attribuzione certa, solo il 5% è stato realizzato da donne, il 4% vede la collaborazione tra autori e autrici, mentre il restante 91% è opera di artisti di genere maschile. Delle opere che rappresentano personaggi realmente esistiti Il 31% è dedicato a figure religiose, il 17% a donne e bambine note per essere morte tragicamente, l’8,5% a donne ricordate per il ruolo di benefattrici o per aver salvato vite umane. Solamente il 17% di statue pubbliche è dedicato a donne o figure femminili per meriti intellettuali o artistici.

Dalla mostra SCOLPITE e dall’indagine promossa dall’associazione Mi riconosci emerge non solo la scarsa valorizzazione nella statuaria e nella toponomastica di donne meritevoli di riconoscimento pubblico, ma anche una rappresentazione del femminile in gran parte stereotipata che evidenzia come il problema riguardi pure le modalità con cui sono rappresentate quelle presenti. L’esaltazione del sacrificio e della cura è quasi una costante, così le donne vengono spesso rappresentate mentre svolgono lavori umili e pesanti (vedi ad esempio a lavandaia in via Riva di Reno a Bologna) oppure mentre aspettano il ritorno dei mariti dal lavoro, come la famosa statua dedicata alla “Sposa dei marinai” che si trova nel porto di Rimini; poche si distinguono per i meriti intellettuali, professionali, scientifici, sociali.

Per colmare questa ennesima forma di discriminazione di genere, il 13 giugno scorso a Milano è stata inaugurata una statua dedicata a Margherita Hack, dopo quella dedicata nel settembre scorso a Cristina Trivulzio di Belgiojoso, mentre a Firenze il sindaco Nardella ha annunciato che saranno presto erette cinque statue di donne, che comprendono Maria Montessori, Oriana Fallaci, Nilde Iotti e Anna Magnani.

Anche nelle città dell’Emilia-Romagna sia la toponomastica sia la statuaria monumentale continuano a penalizzare le donne. Per questa ragione ho depositato oggi una risoluzione che impegna la Giunta regionale a promuovere una riflessione – che coinvolga gli enti locali, la cittadinanza e le associazioni interessate – sull’uso dello spazio pubblico a fini celebrativi, a partire da un’analisi e divulgazione dei risultati del censimento condotto dall’associazione Mi riconosci, al fine di individuare figure di donne meritevoli non adeguatamente valorizzate nella statuaria e nella toponomastica. In particolare chiediamo che si dia concretezza a questa riflessione istituendo un fondo regionale a sostegno della realizzazione di statuaria pubblica da dedicare in particolare a donne, oggi immeritatamente non rappresentate nello spazio pubblico, che in Emilia-Romagna si siano distinte per meriti professionali, culturali, scientifici, sociali e civici, lasciando un segno nella storia della nostra Regione.

 

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.