Nel 2021 𝗹𝗲 𝗲𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗴𝗮𝘀 𝘀𝗲𝗿𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗲 anziché diminuire. A certificarlo è il rapporto di Ispra National Inventory Report 2023 che fotografa l’andamento dei #gasserra nel nostro Paese dal 1990 al 2021.
Dopo la frenata dovuta alla pandemia, i valori della #CO2 indicano un trend in crescita (+8.5%), pur registrando la diminuzione del 20% rispetto al 1990 (anno di riferimento del Protocollo di Kyoto), grazie all’incremento dell’energia prodotta da fonti #rinnovabili (idroelettrico ed eolico), dell’efficienza energetica nei settori industriali e ai combustibili a minor contenuto di carbonio.
Gli 11 milioni di tonnellate di CO2 al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021 sono un campanello d’allarme da non sottovalutare, tanto più ora che il governo #Meloni punta a fare dell’Italia l’Hub del gas.
Ma, quel che è peggio, stando alle stime oggi disponibili, il trend in ascesa, anziché in discesa, è continuato anche nel 2022 e continuerà nei prossimi anni. Anche gli scenari al 2030 segnalano una scarsa riduzione delle emissioni 𝗻𝗲𝗶 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗮𝗹𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 e un disallineamento rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Effort Sharing della Commissione europea che nel 2030 potrebbe superare i 15 milioni di tonnellate di gas serra emessi in più.
Stando al Rapporto Ispra, responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di #gas #climalteranti rimangono i settori della produzione di #energia e dei #trasporti anche se il settore energetico mostra una riduzione del 21,8% dal 1990 al 2021 dovuta al calo delle emissioni provenienti dalle industrie energetiche, manifatturiere e delle costruzioni (nel 2021 diminuiscono del 37,2% e del 41,5%). Sempre rispetto al 1990, calano le emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche del 37% nel 2021, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica (da 178,6 Terawattora – TWh – a 189,7 TWh) e dei consumi di energia elettrica (da 218,7 TWh a 300,9 TWh). Ancora lontana dal target fissato al 2030, la percentuale di energia da fonte rinnovabile ha fatto un salto indietro: nel 2020 era pari al 20% rispetto al consumo finale lordo (un valore superiore all’obiettivo del 17%, più che triplicata rispetto al 2004 quando rappresentava il 6.3% del consumo finale lordo di energia). Nel 2021 è scesa al 19%.
Il settore dei #trasporti contribuisce in maniera importante alle emissioni nazionali di gas serra: nel 2021 il settore ha contribuito complessivamente per il 24.7% rispetto al totale nazionale di cui il trasporto stradale costituisce la fonte maggioritaria di emissioni (93% del settore dei trasporti). L’anno 2020 risente dell’importante impatto della riduzione della mobilità dovuta alla pandemia globale, mentre nel 2021 le emissioni si sono riallineate con gli anni pre pandemia registrando una crescita del 19% rispetto al 2020 segnato dal rallentamento dovuto al Covid.
Come anticipato sopra, sulla base dei dati disponibili, si stima che anche nel 2022 ci sia stato un leggero incremento dei livelli emissivi rispetto al 2021 (+0.1%) a fronte dell’aumento del PIL pari all’1,7%. L’andamento stimato è dovuto alla crescita delle emissioni del settore trasporti (+5,5%) e della produzione di energia (+9.6%), mentre per gli altri settori si prevedono riduzioni delle emissioni, in particolare per il riscaldamento (-11.3%) e per l’industria (-5.9%).
Scenari che continueranno a peggiorare.
Mentre per il periodo 2013-2020 l’Italia ha rispettato gli obiettivi di riduzione assegnati, grazie sia alle politiche e misure adottate, sia ai diversi cicli di crisi economica connessi alle dinamiche economiche globali, nel decennio 2021-2030 si annunciano risultati delle politiche sul clima al di sotto degli obiettivi europei (-30% dingas serra anziché il previsto -43,7% rispetto ai livelli emissivi del 2005).
Mazzata finale, mentre la Germania punta all’80% di energia da fonti rinnovabili al 2030, il governo Meloni vuole fare dell’Italia l’hub del gas.
A questo link i dati del Rapporto Ispra http://emissioni.sina.isprambiente.it/inventario-nazionale/