Questa mattina ho partecipato al flash mob dei Verdi per protestare contro il progetto di un palazzone di nove piani da costruire nell’area dell’ex albergo Pedretti in piazza del Popolo a Casalecchio di Reno.
Ci siamo trovati davanti all’area transennata con Alessandro Fabianelli, capolista di Europa Verde alle comunali a Casalecchio, Camilla Lambertini, in lista con Europa Verde Casalecchio, Dario Braga, candidato sindaco civico di centro sinistra che sosteniamo come Verdi e Nicola Dall’Olio, candidato AVS al Parlamento Europeo nella circoscrizione del Nord Est. Con noi numerosi rappresentanti delle forze di centrosinistra che sostengono Braga, compresi storici esponenti del PD.
Perché abbiamo voluto alzare la voce contro questo progetto, pur essendo consapevoli che ci sono diritti acquisiti da parte della proprietà? Per una questione di rispetto del bene comune e perché riteniamo insensato perdere l’opportunità di fare dell’area ex Pedretti un trait-d’union tra Casa della Conoscenza, Teatro Betti e fiume Reno, regalando a Casalecchio un centro di gravità culturale, sociale, civico e urbanistico. L’attuale progetto dell’ecomostro a nove piani occuperebbe infatti un’area nella piazza centrale di questo importante comune alle porte di Bologna attraversato da tangenziali e autostrade. Utilizzare l’area per farne un elemento di congiunzione pedonalizzato darebbe a Casalecchio un’anima, ossia quella piazza centrale che oggi manca.
Non è assolutamente concepibile, per noi Verdi, creare un’altra barriera fra questi punti d’interesse, determinando una insanabile frattura urbanistica di cui Casalecchio e i casalecchiesi non hanno alcun bisogno.
Chiediamo quindi che dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno si apra un confronto serio tra la futura amministrazione comunale, (che speriamo guidata da Braga con i Verdi in Consiglio e Giunta comunali), cittadini e Tecnocem, proprietaria dell’ex albergo.
L’incombente palazzone a 9 piani non è però l’unico grande problema urbanistico di Casalecchio: c’è anche il progetto di urbanizzazione nell’area di cava ex Sapaba, al momento bloccato dalla Soprintendenza. Un’altra scelta dell’amministrazione comunale odierna che non tiene conto del principio di precauzione, che è invece la regola d’ora in tempi di emergenza climatica e di ripetuti eventi meteo estremi, comprese piogge torrenziali.
Costruire 300 appartamenti in area golenale lungo la riva sinistra del Reno contraddice il principio che a ridosso dei corsi d’acqua va lasciato spazio vitale per consentire esondazioni controllate.
Per questo auspichiamo che anche questo progetto sia archiviato per sempre.