A Bologna, e non solo, non si parla che della Città a 30 km/h, prevalentemente per criticare questa misura. Del resto è un classico: ad ogni innovazione parte la bordata delle critiche, con qualche coraggiosa voce isolata a difendere la novità. È successo con la prima pedonalizzazione della centralissima via D’Azeglio, la mini “via Montenapoleone” bolognese. Poi con Sirio, il sistema elettronico di sorveglianza degli accessi alla Ztl. Poi con la pedonalizzazione del cuore del centro storico di sabato e domenica (T-days). Ma se oggi qualcuno si azzardasse a proporre di tornare indietro, bene che vada verrebbe sommerso dai fischi.
Succederà anche con Bologna 30?
Per anni mi sono occupata e mi occupo tuttora di sicurezza stradale, ed è indubbio che ridurre la velocità significa aumentare la sicurezza stradale e ridurre le vittime di gravi incidenti, soprattutto tra gli utenti deboli della strada, ovvero pedoni e ciclisti. Perché in città, e non solo su strade extraurbane e autostrade, si muore sulla strada: dal 2010 al 2019 a Bologna sono morte 194 persone e oltre 26.000 sono rimaste ferite. Ovvio: anche la modalità di guida contribuisce alla sicurezza/invidentalita’. A chi guida telefonando col cellulare in mano, ad esempio, andrebbe tolta la patente.
Bologna non è la prima città che ha abbassato il limite di velocità massima a 30 km\h. In Europa l’hanno già fatto, da anni, ad esempio Graz, Bruxelles, Mannheim mentre a Bilbao la misura ha riguardato l’87% delle strade della citta, col risultato di migliorare la qualità della vita e la sicurezza dei cittadini. Mentre in Italia Ferrara e Foggia potrebbero seguire Bologna.
Ridurre i limiti di velocità riduce anche le emissioni inquinanti: meno spingi sull’acceleratore, meno carburante consumi con i veicoli (ovviamente non elettrici). Il centro di ricerca Future Transport Research ha analizzato l’impatto dei limiti di velocità e dello stile di guida in condizioni di traffico urbano sulle emissioni di CO2 (che impattano sul global warming) e di NOx (gli ossidi di azoto, dannosi per le vie respiratorie), ed ha concluso che la riduzione del limite di velocità porta a una notevole diminuzione delle emissioni: fino al 37,8% per la CO2 e fino al 78,8% per gli ossidi di azoto (NOx).
Ovviamente per combattere l’inquinamento e per garantire una mobilità efficace ed efficiente ed affidabile nei tempi di percorrenza, la riduzione dei limiti di velocità, da sola, non basta. Bisogna aumentare gli spostamenti delle merci su rotaia, potenziare il trasporto pubblico su ferro e gomma accelerandone l’elettrificazione.
La decarbonizzazione (anche del trasporto privato) è uno strumento cruciale nella lotta al riscaldamento globale e all’inquinamento atmosferico.
Tornando a Bologna 30, e alle critiche, forse quello che è mancato è stata la gradualità nell’introdurre la misura e un maggior coinvolgimento della cittadinanza, spiegando bene i benefici. Oggi si parla solo di sanzioni e disagi ed è alle porte un referendum abrogativo.
Come utente quotidiana del trasporto pubblico, avendo rinunciato all’auto, sinceramente non ho invece rilevato un peggioramento del servizio.
Le polemiche e le resistenze sono comprensibili: tutte le misure che rivoluzionano o modificano in parte le abitudini e lo stile di vita delle persone vengono accolte con fastidio, salvo poi abituarcisi e recepirle a pieno. Come ricordavo all’inizio, in passato non sono mancate le proteste di cittadini e negozianti del centro storico quando vennero istituiti i T-Days. Oggi, però, nessuno di loro vorrebbe tornare indietro.
Quanto a Salvini e alle sue critiche a Bologna 30 in un certo senso ci rassicurano. Da uno che vuole investire sul Ponte sullo Stretto di Messina cosa vuoi aspettarti?
E voi, Salvini a parte, cosa ne pensate di #bologna30 ?
PS: Ho ricevuto, in privato, un paio di messaggi sulla questione “gradualità”. Preciso che non la intendo in senso temporale (perché in questo senso c’è stata, dall’introduzione della misura all’applicazione delle sanzioni) ma in senso spaziale territoriale, per farla “digerire” meglio. Resta il fatto che a causa di ingorghi, semafori ecc…,
già oggi la velocità media in città è bassa. Le gare che Legambiente ha organizzato in passato tra bici, bus e auto su un medesimo percorso origine-destinazione nei centri storici di varie città hanno sempre visto vittoriosa la bici, prima a tagliare il traguardo.