In sei comuni della provincia bolognese è partita un’interessante esperienza nel campo della diffusione delle fonti di energia rinnovabili e dell’efficienza energetica, di cui parlo in questo articolo uscito oggi, 10 gennaio 2012, sulla cronaca di Bologna del quotidiano la Repubblica. Per quanto riguarda l’aumento della temperatura registrata nel 2011, a cui ho accennato, si tratta di un grado in più rispetto alla temperatura media del periodo di riferimento 1971-2000.
Tra i problemi vecchi ereditati dall’anno che fu, in primo piano (ça va sans dire) le crisi economica ed occupazionale. Ex-aequo, benché sottovalutata, quella climatica legata all’aumento della temperatura: il 2011 si è classificato al terzo posto tra gli anni più caldi dal 1800 ad oggi (fonte: Banca dati del Gruppo di climatologia storica dell’Isac-Cnr di Bologna). Altro problema vecchio è l’import delle fonti di energia: la fattura energetica dell’Italia nel 2011 sfiora i 62 miliardi di euro, con il petrolio balzato a 34,9 miliardi. Alleggerirla incrementando l’uso delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica per ridurre i consumi aiuterebbe, in un colpo solo, l’economia, l’occupazione, il bilancio dello Stato e degli enti locali e anche il clima.
E’ quello che devono aver pensato sei Comuni della Provincia di Bologna (Casalecchio di Reno, San Lazzaro di Savena, Sasso Marconi, Medicina, Ozzano dell’Emilia e Mordano) che nel 2012 (e qui veniamo alle soluzioni innovative) daranno vita alla Comunità Solare Locale attraverso le attività previste dal Progetto SIGE (Sistema Integrato per la Gestione dell’Energia) co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e coordinato dal Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali dell’Università di Bologna. In tempi di scarsa liquidità e di contrazione del credito bancario, questa originale esperienza punta ad autofinanziare con risorse locali le misure previste dal Piano energetico comunale sia per ridurre i consumi, e quindi le emissioni di gas ad effetto serra, sia per promuovere le fonti rinnovabili a costi più accessibili. Con benefici diretti per l’economia del territorio. La comunità solare funziona così: i cittadini residenti e le imprese interessate a farne parte diventano soci di una cooperativa versando, su base volontaria, una quota di iscrizione che è calcolata in base ai consumi energetici (più consumi, più paghi). Questa sorta di carbon tariff (tassa sul carbonio) volontaria alimenta un “conto energia” locale che, attraverso l’erogazione di bonus economici ai soci, viene impiegato per incentivare, ad esempio, riqualificazioni energetiche degli edifici, l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo e la produzione di energia da fonti rinnovabili tramite la realizzazione di piattaforme fotovoltaiche e di impianti solari termici. In questo modo i cittadini sono coinvolti attivamente nel raggiungimento degli obiettivi del piano energetico comunale e ne traggono dei vantaggi economici in termini di riduzione della loro bolletta energetica tramite un accordo con il Gruppo Hera, che collabora al progetto fornendo elettricità a un prezzo scontato; mentre per le imprese si genera un volano locale in grado di incrementare il mercato degli acquisti verdi e degli eco-interventi in campo energetico.
Per realizzare, senza oneri, la prima tranche della piattaforma solare, il Comune di Casalecchio di Reno ha assegnato a un’associazione temporanea di imprese (composta da EFFEBI Costruzioni e Chiarini e Ferrari Srl) l’appalto per la fornitura di elettricità a un costo ridotto, includendovi anche l’installazione di pannelli fotovoltaici pari a 655 kW su 18 edifici pubblici (scuole, piscina, palestra, municipio, cimitero, Casa della Conoscenza), con obbligo di sistemare i manti di copertura. Di questi 655 kW, 230 kW costituiranno la base della piattaforma solare di proprietà della costituenda cooperativa solare.
Visto che il Comune di Bologna si avvia ad approvare, in Consiglio Comunale, il Piano d’azione per le energie sostenibili licenziato a dicembre dalla Giunta, e visto che si sta procedendo alla definizione del Piano Strategico, perché non provare ad adottare un meccanismo simile a quello della comunità solare, per esempio come comunità di quartiere, come propone il coordinatore del progetto SIGE, il professor Leonardo Setti dell’Università di Bologna?
Silvia Zamboni