Basta sangue!!!
Un bambino morto non è israeliano o palestinese. È un bambino morto.
Sono stata in #Palestina alcuni anni fa, ho conosciuto le loro comunità che con metodi non violenti cercano di resistere al sistema di #apartheid instaurato nei loro confronti da Israele che, in violazione anche a decine di risoluzioni dell’#ONU, priva da decenni i palestinesi dei loro diritti elementari come popolo e dei loro territori, degli uliveti, delle fonti d’acqua, attraverso l’ incessante procedere delle occupazioni dei coloni israeliani, particolarmente incoraggiate proprio da #Netanyahu.
#Gaza è un carcere a cielo aperto dove vivono (o dovremo dire vivevano, dopo la minaccia di invasione e i bombardamenti di parte israeliana?) oltre due milioni di palestinesi in una fetta di terra lunga 48 km e profonda 8 km, il terzo luogo più densamente popolato al mondo, dal quale da decenni non si esce se non al prezzo di non potervi fare più ritorno.
Salvo rare eccezioni, l’Occidente si è sempre girato dall’altra parte di fronte all’apartheid, invocando solo il diritto all’ autodifesa di Israele.
Ma se lasci un vuoto politico e diplomatico, e consenti a Israele di umiliare i palestinesi, poi in quel vuoto ci si infila qualcuno. Hamas, in questo caso. E parte la carneficina dei civili israeliani, dei giovani a un rave party, dei bambini rapiti. Una carneficina che ovviamente ha riempito di orrore. Come in queste ore riempie di orrore la controffensiva di Israele a Gaza che, per colpire Hamas, colpisce indiscriminatamente i civili palestinesi, costretti ora a fuggire a centinaia di migliaia verso il confine con l’Egitto, dopo essere stati privati da giorni di acqua, elettricità, rifornimenti di cibo.
Perché a pagare le conseguenze sono, come in tutte le guerre, i civili: ammazzati da Hamas o morti sotto i bombardamenti della rappresaglia israeliana.
È ancora possibile una pace giusta tra Israele e Palestinesi?
La formula “due popoli due Stati” sembra oggi quanto mai logorata.
Ma non è nemmeno la soluzione militare la strada da perseguire per uscire da questo tunnel di sangue, violenza, crimini contro l’umanità.
Anche la comunità internazionale deve contribuire a imboccare un percorso di pace. Prima che sia troppo tardi!
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