Il 20 maggio di 40 anni fa nasceva Legambiente Onlus. Allora si chiamava Lega per l’ambiente ed era una costola dell’Arci. Nelle due frenetiche stanze di via Cesare Beccaria, a Roma, un concentrato di energia, competenze e creatività, cominciava a fare i primi passi l’associazione ambientalista che di lì a pochi anni, grazie al proliferare dei combattivi circoli locali che si battevano “In nome del popolo inquinato”, sarebbe diventata il più diffuso “movimento ambientalista organizzato” del nostro paese, secondo la definizione del suo storico co-fondatore Ermete Realacci.
Di ritorno in Italia dopo 5 intensi anni vissuti in una Berlino ancora divisa dal Muro, trovai in Legambiente la comunità ideale in cui continuare ad occuparmi attivamente di sostenibilità e disarmo, come avevo cominciato a fare, da Berlino-ovest, sulle pagine del quotidiano il manifesto e del quindicinale Pace e Guerra, e nelle manifestazioni oceaniche contro il riarmo nucleare e le centrali atomiche, a cui avevo partecipato in quella Germania, anch’essa spezzata in due, che nella parte occidentale, alle elezioni del 1982, aveva visto trionfare il neonato partito dei Verdi tedesco, a cui gli ambientalisti italiani guardavano con grande interesse.
Di Legambiente mi attrasse e convinse subito lo spirito politico corsaro, l’approccio scientifico all’ambientalismo e il pacifismo radicale che in quegli anni di proteste in tutta Europa la vedeva manifestare sia contro i missili nucleari Nato Pershing e Cruise, sia contro gli SS20 del Patto di Varsavia. Una scelta di campo cruciale per me che a Berlino-est avevo imparato a conoscere il movimento pacifista indipendente e l’opposizione democratica delle Donne per la Pace e del pastore protestante Rainer Eppelmann, famoso per “le messe contro il regime comunista”.
Nel 1995 la grande avventura: Ermete Realacci e Chicco Testa, rispettivamente Segretario nazionale e Presidente della Lega per l’Ambiente, la coppia di ferro che ha accompagnato la nascita e la crescita dell’associazione (allora Chicco era ancora convintamente anti-nuclearista!), mi affidano l’incarico di guidare la prima spedizione di Goletta Verde. Un’esperienza indimenticabile, a veleggiare lungo le coste italiane prelevando campioni di acqua marina che venivano inviati quotidianamente ad un laboratorio per testare la presenza di inquinanti. Ricordo ancora sindaci indispettiti alle nostre conferenze stampa e cittadini che, al contrario, ci cercavano per sapere come stesse il mare. E ricordo anche l’impressione che mi fece lo stato pietoso delle foci dei fiumi, invase da rifiuti e detriti d’ogni genere.
Nel 1987, dopo anni di collaborazioni, feci l’ingresso nella redazione del mensile La Nuova Ecologia, edito da Legambiente prima del grande salto, l’anno dopo, nel Gruppo L’Espresso. Sotto la direzione di Paolo Gentiloni – sì, proprio l’ex premier, oggi Commissario europeo all’economia – la rivista divenne in breve un punto di riferimento di quell’arcipelago verde che avrebbe costituito l’ossatura del nascente partito dei verdi italiani, a cui aderii subito.
Anni di grandi e storiche battaglie. Nel 1987 curai per la rivista la pubblicazione “Perché sì”, una guida, in forma di domande e risposte, a votare “sì” al referendum contro il nucleare. Nel 1988 seguì l’Ecogalateo, un manuale di ecologia domestica per aiutare il popolo inquinato ad abbandonare le cattive abitudini di popolo di – più o meno consapevoli – inquinatori.
Da quei primi anni il mio legame, anche affettivo, con l’associazione non si è mai spezzato: trovarmi con le amiche e gli amici legambientini è sempre una festa e risveglia in me un profondo senso di appartenenza.
E se mi guardo indietro, non c’è niente di questi 40 anni che ho vissuto con Legambiente che non rifarei.