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Le temperature estreme stanno colpendo tante città italiane da inizio luglio, anche in Emilia-Romagna stanno raggiungendo punte record. E non potranno che aumentare di anno in anno a causa del riscaldamento globale. Un ambiente sempre più infuocato e ostile mette a rischio la salute di migliaia di persone che lavorano all’esposizione diretta dei raggi solari oppure in impianti industriali o artigianali al cui interno si raggiungono temperature elevate, senza disporre di un adeguato ricambio d’aria. Penso in particolare ai lavoratori dell’edilizia e delle costruzioni o che si occupano di manutenzioni all’aperto o della messa in opera di infrastrutture; ma anche ai lavoratori agricoli e ad alcune categorie di operai. Ogni estate chi ha la responsabilità di tutelare la salute di lavoratrici e lavoratori sembra dimenticare che senza provvedimenti tempestivi ed efficaci si rischia di allungare l’elenco già troppo lungo di morti sul lavoro. Perché di ondate di calore si muore. Nei giorni scorsi è morto a Lodi un operaio di quarantaquattro anni che lavorava alla segnaletica stradale; mentre a Firenze è morto un sessantunenne addetto alle pulizie in un magazzino, sorte analoga a un operaio di sessantasei anni che lavorava in un cantiere vicino al fiume Trebbia, nel piacentino.

Il presidente dell’Anma (Associazione nazionale medici d’azienda), il dottor Pietro Antonio Patanè, in una recente intervista ha affermato che “Le ondate di calore non sono più eventi eccezionali, ma stanno diventando consuetudine. L’impatto sul mondo del lavoro è purtroppo importante e le misure di prevenzione vanno pensate e attuate per tempo invece di farsi cogliere impreparati nel mezzo dell’estate”.

A seguito delle tragiche morti per caldo, i sindacati si stanno mobilitando in diverse regioni. Proprio in queste ore la Fiom-Cgil di Bologna invita le aziende ad affiancare, alla rilevazione di temperatura e umidità, la verifica che ci siano le condizioni per svolgere la prestazione lavorativa in sicurezza, e a mettere in atto interventi su acqua, climatizzazione, pause di lavoro, oltre ad informare correttamente i dipendenti. Sul sito della Fiom-Cgil di Bologna è disponibile un vademecum con rimandi ai portali della Regione Emilia-Romagna su come difendersi dalle ondate di calore e sulla prevenzione sanitaria da alte temperature nei luoghi di lavoro, e al portale di Arpae sulle previsioni di rischio calore.

Inoltre, ricorda la Fiom, le temperature eccezionalmente elevate (superiori a 35 gradi) così come previsto dall’Inps possono costituire un evento che può dare titolo alla cassa integrazione ordinaria e, in base alla legge delega 123/07 sulla tutela della salute e al dlgs 81/08, a fronte della situazione di rischio, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza possono dare comunicazione a tutti i lavoratori interessati di sospendere immediatamente l’attività e l’azienda è obbligata comunque a erogare la retribuzione.

Su questo tema ero già intervenuta come capogruppo di Europa Verde nel 2021, con un’interrogazione in Assemblea legislativa, per sollecitare la Giunta regionale a intervenire, anche con l’emanazione di un provvedimento urgente, per tutelare la salute di chi svolge un’attività lavorativa in condizioni di esposizione prolungata al sole, in particolare nei settori agricolo, delle costruzioni e delle manutenzioni stradali. Ancora oggi sono convinta che spetti alle istituzioni accompagnare il mondo del lavoro in un ripensamento organizzativo (rivedere i ritmi e gli orari di lavoro, sospendere l’attività lavorativa nelle ore più calde, ecc.) che tenga conto della crisi climatica in atto e che metta in cima alle priorità il diritto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e la qualità del lavoro stesso.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.