Il 12 aprile scorso, con il voto del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, l’Unione europea ha adottato la revisione della direttiva #CaseGreen per ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra a carico del settore edilizio ed abitativo. Solo Italia e Ungheria hanno votato contro, a conferma della distanza del governo #Meloni dalla transizione ecologica ed energetica.
L’obiettivo della direttiva è arrivare entro il 2050 a un parco immobiliare europeo a zero emissioni attraverso un percorso graduale di #decarbonizzazione del settore. Questo risultato lo si dovrà ottenere non solo con l’imposizione di più stringenti limiti emissivi e più elevate performance energetiche per le nuove costruzioni, che dovranno essere a emissioni zero già a partire dal primo gennaio 2030, ma anche con la riqualificazione degli edifici esistenti con le peggiori performance.
Ogni Stato membro della UE dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici, residenziali e non. Complessivamente, il 55% della riduzione dei consumi energetici deve essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori. Entro il 2030, le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 16% degli immobili residenziali di classe energetica più bassa (ovvero G,F,E, quelle che contraddistinguono i consumi di energia più elevati) e, entro il 2035, il 20-22% entro il 2035. Per quelli non residenziali le percentuali sono: 16% di ristrutturazioni al 2030 e 26% al 2033.
In Italia, dei circa 12 milioni di edifici residenziali esistenti, saranno 5 milioni quelli con le prestazioni più scadenti a dover essere riqualificati per primi entro il 2030. Le caldaie a gas metano dovranno essere messe al bando entro il 2040 (mentre Kyoto Club e Legambiente chiedevano di bloccarne l’installazione al 2030). È previsto anche l’obbligo di installare pannelli solari.
Per quanto riguarda le risorse pubbliche disponibili per sostenere gli investimenti, la Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha in animo di aumentare, entro il 2025, dall’attuale 30% al 50% la quota di finanziamenti annuali che hanno un impatto positivo su clima o ambiente. A questa fonte vanno aggiunti i green bond – le obbligazioni verdi europee che nel primo trimestre del 2024 hanno raggiunto livelli di emissioni pari a 170 miliardi di dollari.
E mentre l’Unione europea approva obiettivi di miglioramento delle prestazioni energetiche, riduzione dei consumi di combustibili fossili negli edifici e di emissioni di gas serra, con un occhio anche alla mobilità sostenibile – tramite l’installazione di punti di ricarica per veicoli elettrici nei pressi degli edifici, e pre-cablaggi per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette – l’Italia con Salvini pensa ai condoni edilizi dei cosiddetti “piccoli abusi”, una vecchia cattiva abitudine della destra italiana, che non ha riscontri in Paesi come Francia e Germania, dove non esistono abusi edilizi né tanto meno condoni.
In merito a questa quarta revisione della direttiva, Kyoto Club e Legambiente hanno condiviso un position paper con il quale la definiscono una buona notizia e avanzano alcune proposte per la sua attuazione in Italia. Tra queste, l’introduzione di uno schema di incentivi differenziato in base al #reddito, l’istituzione di un #fondo per le famiglie in povertà energetica, la possibilità dello sconto in fattura e della #cessionedelcredito per i redditi medio-bassi e l’adozione di politiche cosiddette “Whole Life Carbon”, ovvero che tengano conto della riduzione delle #emissioni sia operative (in fase di funzionamento) sia incorporate nei materiali.
Nel video qui sotto l’intervista in cui ne parlo su TRC Bologna.
A questo link il documento di Kyoto Club e Legambiente: https://www.kyotoclub.org/…/position-paper-sul…/
A questo il testo della direttiva: https://energy.ec.europa.eu/…/energy-performance…