Oggi ho presentato in Commissione Ambiente dell’Assemblea legislativa due interrogazioni alla Giunta che hanno come filo conduttore l’attenzione alla fragilità idrogeologica della nostra regione. Naturalmente, sullo sfondo di tutte le considerazioni si staglia l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna poco più di un mese fa, generando nuova consapevolezza sui temi dell’ambiente e dell’emergenza climatica.
Con un’interrogazione ho chiesto chiarimenti in merito alle casse di espansione già ultimate presenti sul territorio regionale, su quelle eventualmente programmate, da realizzare ex novo e sullo stato di avanzamento dei lavori per il completamento di altre come ad esempio quelle afferenti al fiume Senio, di cui mi ero occupata già nel 2021.
La risposta della Vice Presidente Irene Priolo – che trovate nel link in fondo – ha evidenziato che le casse di espansione presenti in Emilia-Romagna sono 37, delle quali 23 di grandi dimensioni (di cui 14 già in esercizio) e 9 in corso di realizzazione. In Romagna hanno generato un significativo effetto di laminazione, pur avendo invasato solo 2,5 milioni di metri cubi d’acqua rispetto ai 4 piovuti su quei territori, una quantità d’acqua che non trova riscontro nelle statistiche. In merito alla mia richiesta se sia da aggiornare il programma delle casse di espansione/laminazione progettato negli anni ’90, la Vice Presidente ha comunicato che sarà compito della Commissione Tecnico Scientifica, deliberata dalla Giunta a metà giugno per affrontare la fase di ricostruzione, valutare questo aspetto, per cui attendiamo con interesse questo pronunciamento.
Successivamente, nel proseguimento della discussione in commissione, sempre in tema di post-alluvione ho espresso la preoccupazione che il Generale Figliuolo sia un commissario senza portafoglio poiché ancora non si sa niente dei fondi stanziati dal governo, a fronte dei primi e unici 200 milioni messi a disposizione contro i quasi 2 miliardi di interventi per l’emergenza immediata stimati dalla Regione.
L’altra interrogazione riguarda il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, un prezioso bene naturale da tutelare del quale mi sono occupata più volte. In particolare, ho chiesto chiarimenti sulla proposta di Piano territoriale del Parco che non riporta alcuna indicazione temporale per la cessazione dell’attività estrattiva all’interno della cava di Monte Tondo, il cui perimetro confina con l’area tutelata.
Il Piano Territoriale del Parco della Vena del Gesso Romagnola è uno strumento fondamentale per la gestione di questo ambiente naturale unico al mondo ed è propedeutico alla redazione della variante al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive. Per questa ragione, al fine di richiamare l’attenzione su un tema che seguo dall’inizio del mio mandato in Assemblea legislativa, ho interrogato la Giunta per sapere se l’assenza di una precisa tempistica sulla cessazione dell’attività estrattiva non possa compromettere la candidatura a patrimonio UNESCO di questo territorio di straordinario pregio naturalistico, che dovrebbe definirsi entro l’estate, visti i danni – riconosciuti – arrecati dalle estrazioni a questo fragile ecosistema.
La risposta interlocutoria ricevuta dall’assessora Barbara Lori dà conto che l’iter non è concluso e che l’Ente Parco agisce in autonomia e sottolinea che l’area di cava, non essendo oggetto di candidatura Unesco, per questo motivo non la mette a rischio. In realtà i sistemi carsici della Grotta del Re Tiberio e della Grotta Tre anelli – che fanno parte dell’area candidata – sono stati alterati proprio dall’attività estrattiva. Ricordo inoltre che il Piano territoriale deve occuparsi anche dell’area contigua, area ricompresa nel sito di Rete Natura 2000. Nella mia replica ho ribadito quindi la necessità di un ruolo attivo da parte della Giunta in sede di valutazione del Piano affinchè venga inserito un esplicito riferimento allo scenari “B” dello studio commissionato dalla Regione stessa sul futuro della cava, che prevede la cessazione delle estrazioni al 2030. Anziché insistere sulla cava, sarebbe più saggio utilizzare gli ultimi 10 anni di attività per la riconversione del Polo estrattivo in modo da offrire un’alternativa per la salvaguardia degli attuali posti di lavoro.
Testo dell’interrogazione sulle casse di espansione e risposta della Giunta
Testo dell’interrogazione sulla cava di Monte Tondo