Chris Carlsson è uno dei fondatori del movimento critical mass di San Francisco, nato per riconquistare sulle strade spazio per le biciclette.Di recente ha pubblicato il libro Nowutopia, di cui parla in questa mia intervista uscita sul numero di dicembre 2010 del mensile La nuova ecologia.
Orticoltori comunitari, ciclisti creativi delle ciclofficine, creatori di free software, permaculturisti, cooperative che producono biocarburanti: sono questi i protagonisti del nuovo libro di Chris Carlsson Nowutopia, (shake edizioni). Un libro, scrive, su una “nuova politica del lavoro”, su “un’economia alternativa che sta costruendo un mondo nuovo dentro un vecchio guscio”. Come, lo spiega in questa intervista.
La maggior parte del lavoro che viene svolto nel mondo – dice Carlsson – è completamente priva di senso. I sindacati per anni hanno puntato a migliorare salari e condizioni di lavoro; alcuni movimenti radicali hanno suggerito di andare oltre, ma sempre a partire dall’attuale organizzazione. Questo paradigma però è un fallimento. In Nowutopia, sulla base di ricerche su ciò che vedevo intorno a me, ho descritto un nuovo tipo di politica del lavoro, che si basa meno sulla rivolta e più sull’esodo. Le persone sottraggono tempo e know-how tecnologico al mercato, al lavoro salariato, realizzando così cose d’interesse. In altre parole, quando non sono alle prese con le loro insensate occupazioni per guadagnare denaro, lavorano intensamente per progetti di importanza vitale. Il più delle volte queste attività, gli anti-lavori se vogliamo chiamarli così, hanno le radici in una nuova sensibilità ecologica urbana, e impiegano come materia prima gli scarti del moderno capitalismo. Sono ciclisti che aprono le ciclofficine dove raccolgono rottami di biciclette per trasformali in strani aggeggi artistici o in normali mezzi di trasporto. Piuttosto che vendere questi prodotti li cedono gratuitamente, li condividono e, ancor più importante, mettono in comune conoscenze con chiunque abbia voglia di imparare. Un altro esempio è il rifiorire dell’orticoltura urbana. Sempre più persone si dedicano di nuovo a lavorare la terra. La proprietà terriera abbandonata si trasforma in un nuovo bene comune, dove nuovi modi di produrre alimenti, la permacultura, il recupero dell’acqua piovana vengono sperimentati in modo solidale dai residenti, che condividono spazi e nuove conoscenze di ecologia urbana. Negli Usa, in Europa e nel resto del mondo, la politica fa riferimento alle bizzarre campagne pubblicitarie della ritualizzata democrazia elettorale. Io penso invece che quando singoli e gruppi di persone si appropriano di conoscenze scientifiche e creano nuovi modi d’uso delle tecnologie per far fronte all’attuale crisi ecologica, economica e sociale, ciò sia profondamente politico.
Scrivi che la cultura alternativa, considerata a volte marginale, è in realtà una fonte di innovazione della società.
La nascente anti-economia alternativa, fuori dai mercati e dal lavoro salariato, è un luogo in cui le persone cominciano a produrre il nuovo mondo, i nuovi rapporti con il lavoro, con l’ecologia, con le materie prime e l’energia, per realizzare nel presente, nell’ambito dei loro comportamenti, la transizione a un mondo post-petrolio, post-capitalismo. Paul Hawken ha scritto un bel libro intitolato “Blessed unrest”, nel quale descrive i 30 milioni di iniziative ecologiche sparse nel mondo che ha identificato come una sorta di sistema immunitario della terra. L’impulso dei Nowtopian sta aumentando perché sappiamo che è necessario un grande cambiamento del nostro stile di vita in nome del nostro stesso benessere e di quello del resto del mondo vivente.
In che misura quella dell’antieconomia è una scelta libera, e quanto è determinata anche dalla crisi economica?
Non lo so con precisione. Diciamo metà e metà? Ma ho incontrato molte persone e la maggioranza di loro ha fatto questa scelta in libertà. Ma mi aspetto che quando sopravvivere per un numero crescente di individui sarà più difficile in futuro, molti si dedicheranno a iniziative autonome per procurasi cibo, acqua, energia, un tetto, senza dipendere dal denaro e dal mercato.
Sei famoso nel mondo per il tuo impegno nel movimento critical mass. Cosa consiglieresti alle critical mass italiane per rendere più efficaci le loro azioni?
Per quanto ne so, le critical mass italiane sono brave nelle attività di base: occupare le strade con le biciclette e parlare amabilmente in pubblico sulla forma della vita urbana mentre si pedala. Aggiungere bei percorsi e belle destinazioni, pranzi piacevoli e feste può essere divertente, così come mascherarsi, distribuire piccoli regali ai passanti e agli automobilisti. Un approccio amichevole verso chi va in auto, al posto di uno aggressivo, è di maggiore aiuto per produrre un cambiamento di mentalità.