Nei giorni scorsi ci ha lasciato il politico ed ex deputato #Antonio #LaForgia, una perdita dolorosa per la moglie Maria Chiara Risoldi, per i figli e gli amici. Ma anche un vuoto per la politica bolognese, regionale e nazionale. La sua scomparsa è stata anche al centro anche dell’attenzione dei media: Antonio La Forgia ha deciso infatti di intraprendere il suo ultimo viaggio terreno senza ritorno scegliendo la sedazione profonda, dopo un affettuoso congedo dalla moglie, dai figli e dagli amici più stretti.
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Oggi, come Presidente di turno dell’Assemblea legislativa, ho commemorato Antonio La Forgia, ricordando che aveva ricoperto il ruolo sia di Presidente del Consiglio regionale sia di Presidente della Giunta dell’Emilia-Romagna, una doppia carica che, da sola, lo rende una figura di straordinario e particolare spessore istituzionale per l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.
La Forgia era però prima di tutto un politico di razza, come usa dire, mosso da passione autentica e da una carica visionaria che non si esauriva certo nei ruoli istituzionali e di partito che ricopriva. Come confermò proprio dimettendosi da Presidente della Giunta regionale quando decise di lasciare il partito nel quale aveva militato da sempre, dal Pci fino al Pds, per seguire il progetto politico dei Democratici di Romano Prodi. Una scelta, quell’abbandono, che esprimeva un’idea nobile della politica, un rigore applicato a se stesso prima che agli altri, oltre che il bisogno profondo e continuo di rinnovare il proprio orizzonte culturale e politico, anche a costo di lasciare un ruolo istituzionale di primo piano. Un gesto, quell’abbandono che sorprese più di un amico e compagno di lungo corso politico, che ci restituisce la caratura della sua forte personalità e della sua passione per la buona politica, giocata a carte scoperte, e capace di scombinare le carte di amici e avversari, senza il timore di lasciare il noto se considerato frusto e logoro, ma con l’obiettivo di creare nuove soggettività politiche. Non a caso, da parte di tutte e tutti coloro che l’hanno conosciuto, anche appartenenti a sponde partitiche differenti dalla sua, Antonio La Forgia ha sempre goduto di profonda stima e rispetto.
Anche il modo, altrettanto forte, autodeterminato, consapevole in cui ha scelto di andarsene, oltre che una scelta dettata da una sofferenza personale, è stato un suo ultimo richiamo alla politica: perché renda possibile, a chi soffre di dolori o menomazioni indicibili, un saluto dignitoso alla vita terrena. Raccogliere questo richiamo, e vivere una politica buona, di servizio, instancabile nel cercare di rinnovarsi, fuori dagli schemi consolidati, rassicuranti e spesso di comodo, per essere sempre più aderente al mondo che cambia e alle nuove domande che il mondo fa alla politica, ecco crediamo che questo sia un modo adeguato per ricordare Antonio La Forgia e per ringraziarlo di quello che ha dato e ispirato alla nostra comunità.