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Oggi ho partecipato ai lavori della Commissione Sanità dell’Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna. Clou dell’ordine del giorno dei lavori l’informativa dell’assessore Raffaele Donini sullo stato dell’arte della pandemia, sempre più preoccupante a causa dell’esplosione negli ultimi giorni del numero dei contagi, ormai stabilmente oltre i 2000 (2597 ieri e 2040 oggi).
Causa probabile di questa impennata: la variante inglese, che colpisce in particolare i più #giovani alimentando i focolai famigliari. Nella sua comunicazione Donini ha sottolineato che nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Emilia-Romagna – dagli asili nido alle superiori – nel mese di febbraio si sono registrati in totale 6.080 nuovi casi di contagio da virus #COVID19, tra bambini, ragazzi, insegnanti e personale ausiliario. Un aumento quasi del 70% rispetto alle quattro settimane di gennaio.
Altro dato allarmante: la saturazione del 39% dei letti non-Covid negli ospedali e del 31% dei posti in rianimazione.
Un’escalation che tocca soprattutto la Città metropolitana di #bologna e #modena città e provincia.
Per evitare un’ulteriore impennata, la Conferenza dei sindaci riunita questo pomeriggio, all’unanimità e in condivisione con la Regione, ha deciso che l’area metropolitana di Bologna e Modena saranno zona rossa da giovedì 4 a domenica 21 marzo. Reggio Emilia e la Romagna potrebbero invece passare in zona arancione scuro.
Mentre aumentano i contagi, rispetto alla prima ondata di un anno fa possiamo però contare su una migliore capacità diagnostica e di cura, e sulla disponibilità del vaccino, l’unico vero rimedio per arrivare alla salvifica immunità di gregge farmacologica. Purtroppo i ritardi nella produzione e distribuzione dei vaccini stanno impattando negativamente sul piano vaccinale programmato: il personale medico assegnato alle #vaccinazioni è sufficiente, ha risposto Donini a una mia domanda; sono i vaccini a disposizione che non consentono di rispettare le tempistiche previste.
Anche per gli ottantenni che si sono prenotati ieri, la risposta del piano vaccinale ha lasciato di stucco, ho detto nel mio intervento: chi si è prenotato alle 7.30 della mattina ha trovato posto a inizio aprile, chi l’ha fatto solo un’ora e mezzo dopo è slittato a metà aprile. Con i richiami della seconda somministrazione programmati a maggio inoltrato.
Nell’intervento ho anche sottolineato che, insieme ai vaccini, per arrestare la terza ondata pandemica non meno cruciale è il rispetto delle norme di comportamento anticontagio. Purtroppo nel penultimo fine settimana di febbraio la movida ha avuto la meglio. Idem venerdì scorso: gli assembramenti di adolescenti schiamazzanti e senza mascherina erano la chiara premonizione che si sarebbe virati al rosso. Comprendo lo stress che stanno sopportando giovani, adulti e anziani: ma il rispetto delle regole tutela la salute di tutti. Per questo ho sollecitato la giunta a promuovere una sorta di messaggio alla nazione del governo e del Presidente della Repubblica Mattarella: bisogna richiamare la popolazione alla responsabilità individuale e collettiva. Gli assembramenti nei centri storici delle ultime settimane sono un segnale allarmante sulla scarsa percezione che le persone hanno della pericolosità e aumentata diffusione del virus.
Per quanto riguarda la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado prevista nelle zone rosse, occorre prevedere i congedi parentali. Così come il disagio e l’impoverimento dei settori economici più colpiti vanno alleviati con ristori adeguati e rapidi.
Per il resto condivido la posizione del neo ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi che ha dichiarato che se si chiudono le scuole per arginare la diffusione del virus, bisogna chiudere anche i centri commerciali.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.