Coprire il 17 per cento degli usi finali di energia con fonti rinnovabili: è l’obiettivo che deve raggiungere l’Italia al 2020 in base al pacchetto clima–energia approvato dall’Unione Europea. Un obiettivo vincolante: se sgarriamo rispetto alla quota assegnata, pagheremo sanzioni salate. Ad oggi il nostro paese sta intorno al 10%. E’ quindi evidente che riusciremo a raggiungere l’obiettivo UE solo coinvolgendo enti locali, famiglie e piccola e media industria: da soli i grandi produttori di elettricità e la grande impresa non ce la possono fare. Una sfida, questa, che rappresenta anche una grande opportunità per superare la crisi economica e creare nuova occupazione. Quando, però, si affronta la questione della generazione distribuita di energia da fonti rinnovabili immancabilmente sorge la domanda: “Sì, d’accordo. Ma il capitale iniziale dove lo trovo?”. In altre parole: è vero che con il nuovo conto energia, ossia con gli incentivi a sostegno della diffusione della produzione di energia fotovoltaica, e con gli altri incentivi per l’energia eolica o da biomasse, si può ammortizzare in pochi anni – proporzionati alle dimensioni dell’impianto – l’investimento iniziale. Ma per partire ci vuole appunto il capitale necessario all’investimento. Un problema per artigiani, famiglie, piccoli-medi imprenditori. Non per i grandi investitori, che, al contrario, hanno scoperto nel fotovoltaico una sorta di gallina dalle uova d’oro che garantisce rendimenti impensabili se paragonati ai BOT o alle turbolenze di Borsa…
Leggi tutto il mio articolo uscito sulla rivista micron di luglio 2010 dell’ARPA dell’Umbria.
Anche in questo file micron_2010