Al momento stai visualizzando DONNE DETENUTE IN EMILIA-ROMAGNA: EUROPA VERDE CHIEDE ALLA GIUNTA MIGLIORI CONDIZIONI
Con un’interrogazione discussa in Aula stamattina ho ritenuto importante richiamare l’attenzione dell’Assemblea legislativa e della Giunta dell’Emilia-Romagna sulle critiche condizioni delle donne che si trovano in carcere.
👉🏽 Il tema era emerso lo scorso 7 marzo quando ho inaugurato “(In)curabile bellezza. Donne che fanno comunità”, una mostra nata dall’incontro virtuale tra due comunità di donne speciali: le pescatrici di vongole nel Delta del Po e le detenute della Casa circondariale Sant’Anna di Modena. In quell’occasione mi ero confrontata con Roberto Cavalieri, Garante regionale dei detenuti, e Caterina Liotti del Centro documentazione donna di Modena. Nei loro interventi, per esperienza diretta entrambi avevano descritto le difficoltà di genere delle donne in stato di detenzione, difficoltà messe in luce anche dal Primo Rapporto sulle donne detenute in Italia pubblicato dall’Associazione Antigone nell’aprile 2023.
🆘 Secondo Associazione Antigone il fatto che le donne rappresentino una quota residuale sul totale della popolazione detenuta costituisce un problema organizzativo per le amministrazioni penitenziarie per quanto riguarda il raggruppamento delle donne che, spesso, subiscono l’allontanamento dai luoghi di residenza della famiglia ed eventualmente dai figli’. Non solo: i numeri molto contenuti delle presenze femminili in carcere rendono più complicata l’organizzazione e la gestione di percorsi di studio delle donne, anche a causa della carenza di spazi; analogamente, negli spacci dei penitenziari non c’è disponibilità di articoli destinati ad acquirenti donne sempre a causa dello scarso numero di detenute che non rende appetibile commercialmente la fornitura di beni di consumo. In altre parole: anche in carcere prevalgono modelli organizzativi tarati su esigenze maschili.
👉🏽 Nelle carceri dell’Emilia-Romagna sono presenti 3.600 detenuti di cui solo 149 donne. Le sezioni femminili in regione sono cinque: Bologna, Forlì, Modena, Piacenza e Reggio Emilia. La Regione, pur non avendo una competenza diretta in materia, fatta eccezione per la sanità, interviene in questo ambito attraverso gli assessorati Sanità, Welfare, Formazione e Cultura. È nostro dovere prestare attenzione alle paure, speranze, desideri delle donne detenute, rendendole visibili dal luogo per eccellenza dell’invisibilità che è il carcere.
Con l’interrogazione ho sollecitato la Regione ad operare sia per migliorare le condizioni detentive delle donne, sia per organizzare corsi di formazione e di qualifica professionale panche per piccoli gruppi di donne, sia per pensare soluzioni alternative alla detenzione on carcere, sia a preparare il percorso di reinserimento sociale a fine pena.
🟢 L’assessore al Welfare Igor Taruffi, nella sua risposta, ha annunciato lo stanziamento di importanti risorse nazionali e regionali e l’avvio di percorsi formativi brevi in piccoli gruppi; purtroppo per quelli di lunga durata il numero minimo di partecipanti rimane 12. Bene anche la disponibilità dell’assessore ad approfondire nella Commissione competente il tema dei diritti delle detenute donne; in questo confronto ho proposto di coinvolgere sia il Garante regionale Roberto Cavalieri, sia il Centro documentazione donna donna di Modena che ha conoscenza diretta dei bisogni delle donne detenute. In quella sede spero si trovi risposta anche agli altri quesiti che ho posto questa mattina in Aula.
GUARDA QUI SOTTO IL VIDEO DELL’INTERROGAZIONE

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.